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Vacanze nei fari per illuminare la nostra anima

Viaggio tra le torri di guardia degli oceani che si sono trasformati in hotel di lusso. Da luoghi spartani e di solitudine ad alloggi dotati di ogni comfort tecnologico

Vacanze nei fari per illuminare la nostra anima

«A chi piacerebbe essere confinato per un mese intero, e forse più, in tempo di burrasca, sopra una roccia grande quanto un campo da tennis? E non ricevere né lettere, né giornali, ma stare sempre a guardare gli stessi marosi? A chi piacerebbe?». A nessuno, forse. Perlomeno non ai tempi di Virginia Woolf che impernia il suo romanzo Gita al faro sulla visita, sospirata, rinviata, vagheggiata, finalmente realizzata, ad una lanterna delle isole Ebridi. Ma allora gli anni Venti erano quasi al tramonto e il desiderio di trascorrere un periodo in un angolo sperduto del mondo, tra mille scomodità e altrettante incertezze, non apparteneva certo alle aspirazioni di molti. Oggi no, oggi, nell’epoca delle vacanze estreme e dell’avventura a tutti i costi, trascorrere un periodo più o meno lungo sperduti tra le onde, dimenticati dal mondo, lasciandosi alle spalle la civiltà e il superfluo, è diventato uno dei sogni per chi non ama le classiche vacanze senza brividi e imprevisti. E allora via, si parte, inseguendo l’incantesimo del mare. Destinazione: un faro abbarbicato su un isolotto sperduto oppure adagiato su un promontorio, con l’orizzonte a 360 gradi e il lento fascio di luce che illumina i sogni della notte. Impossibile non lasciarsi travolgere dal fascino letterario delle avventure dei naviganti tramandate di generazione in generazione dai guardiani dell’oceano e non desiderare di provare a vivere per qualche giorno come loro nel silenzio della natura. Già, ma dove? Non in Italia, dove nessun faro è stato trasformato per turismo, ma all’estero, soprattutto lungo le coste della Croazia e dell’Olanda, tra i fiordi della Norvegia, nelle insenature della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, dove un centinaio di fari dismessi, quasi tutti risalenti all’Otttocento, che ormai hanno chiuso con la storia della navigazione e le disavventure dei marinai, sono stati trasformati in hotel o case per le vacanze, quasi sempre con un guardiano che vigila sugli imprevisti, che organizza attività sportive, soprattutto battute di pesca, immersioni subacquee, gite in mare aperto, e fa da memoria storica del luogo.
Un faro in capo al mondo. Proprio come quello che raccontava Jules Verne nel suo romanzo omonimo dove il guardiano di una lanterna al largo di capo Horn (nella versione cinematografica era Kirk Douglas), solitario e dimenticato dal mondo, si trova alle prese con un vascello pirata. Oggi le disavventure non fanno parte (di solito) del pacchetto vacanze tutto compreso, per questo si può scegliere tra i fari a cinque stelle come quello olandese di Harlingen, sulle coste della Frisia, diventato uno degli hotel più esclusivi d’Europa, con l’unica suite disposta su tre piani e affacciata su mare e cielo a 24 metri d’altezza (280 euro a notte a persona, www.vuurtoren-harlingen.nl), oppure il Corsewall Lighthouse Hotel in Scozia, nove spettacolari suite arredate con mobili antichi da raggiungere con l’immancabile scala a chiocciola (da 105 sterline a persona al giorno in mezza pensione, www.lighthousehotel.co.uk). Un’eccezione rispetto alla media dei fari trasformati ad uso e consumo dei turisti più avventurosi e che prevedono soggiorni generalmente più spartani e proprio per questo, forse, più avvincenti e a prezzi più contenuti che vanno dai 16 ai 20 euro a persona per giorno (per informazioni www.adriatica.net per i fari di Croazia e Dalmazia, www.lighthouse.cc per gli Stati Uniti, www.tranoyfyr.no per la Norvegia, per gli altri Paesi rivolgersi agli enti del turismo): perché, se è vero che ormai questi fari ristrutturati di solito sono dotati di corrente elettrica, doccia e persino tv, non va dimenticato che non hanno, per esempio, acqua potabile e che quella piovana raccolta in cisterne si scalda grazie ai collettori solari soltanto se le giornate sono sufficientemente soleggiate, così come se il faro è proprio in mezzo al mare, senza altre vie d’accesso, bisogna valutare con attenzione le scorte di cibo indispensabili anche in caso di mare mosso e di una vacanza prolungata per avversità climatiche.
Imprevisti che non spaventano i Robinson Crusoe del 2007, quelli che non sanno resistere all’incantesimo di entrare all’interno di un faro, salire un gradino dopo l’altro la scala a chiocciola fin sulla cupola, magari mentre fuori il maestrale sibila impetuoso e il mare sempre più arrabbiato è illuminato da un magico fascio di luce. E che non toccano chi, nelle giornate dall’orizzonte stretto, insegue il sogno di vivere per qualche giorno come i guardiani di torri sperdute, da sempre simbolo della saggezza e della libertà. «Guardo il faro, abbarbicato sulla scogliera», scriveva lo scrittore australiano Sergio Bambaren nel suo libro Il guardiano del faro.

«So che c’è un uomo al suo interno che può insegnarmi molto sulla vita».

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