Montmelò - La sfida è stata stellare, con due grandissimi piloti a giocarsi la vittoria e un terzo staccato di qualche decimo, spettatore protagonista di una gara che ha visto Casey Stoner e Valentino Rossi passarsi 16 volte in 25 giri. L'ultimo sorpasso, quello decisivo, l'ha fatto Stoner, all'inizio del penultimo giro, in rettilineo, grazie alla potenza della sua Ducati. Ma se per portarsi al comando, l'australiano ha sfruttato la qualità migliore della sua moto, per difendere il primato ha messo in pista peculiarità da campione: solo così puoi impedire a Rossi di provarci, di tentare quantomeno l'ultimo, disperato assalto. È finita così, con Casey primo sotto la bandiera a scacchi con 69 millesimi su Valentino, con Daniel Pedrosa staccato di poco meno di quattro decimi. A completare una gara tra le più belle di sempre, cinque marche differenti ai primi cinque posti, con Ducati, Yamaha, Honda, Suzuki e Kawasaki a rendere ancora più avvincente il GP della Catalunya.
«È stata talmente bella che quasi quasi… » non finisce la frase Rossi, non dice che «quasi quasi va bene anche il secondo posto», perché è difficile che uno come lui si accontenti di un piazzamento, seppure prestigioso, dopo avere provato in tutti i modi di vincere. Ma, risultato a parte, uno come Valentino apprezza gare del genere. «È stata bella, divertente. Con queste moto è più difficile passare, è come se si fossero dimezzati i punti dove poterci provare. Eppure, nonostante, questo ci siamo superati un sacco di volte: non vedo l'ora di tornare a casa e rivedere la gara al videoregistratore, perlomeno fino a pochi metri dal traguardo… ».
La sfida è iniziata con Valentino un po' in difficoltà al via e con Pedrosa e Stoner che provavano subito a scappare. Ma al sesto giro, i tre si sono ricongiunti e quando poco prima di metà corsa Rossi ha passato Pedrosa, è iniziata l'appassionante sfida tra Casey e Vale, tra la Ducati e la Yamaha, con l'australiano sempre a dettare il ritmo e l'italiano sempre pronto ad attaccare.
«Ogni giro - racconta Rossi -, dovevo inventarmi qualcosa per andare davanti. Avevamo dei problemi nelle curve a sinistra e, soprattutto, continuiamo a prendere 10 km/h in rettilineo. Nell'ultimo giro, c'erano due o tre punti dove speravo di attaccarlo, ma ero troppo lontano e per provarci avrei dovuto prendere grandi rischi. Ho sperato di provarci anche all'ultima curva: sono uscito fortissimo, ma lui ha aperto il gas e ciao. Stoner sta guidando benissimo, bisogna tenere duro».
Anche perché è difficile dire chi, nel pacchetto pilota-moto-gomme, in questo momento stia facendo più differenza, perché è vero che la Ducati va fortissimo, che le Bridgestone sono più competitive delle Michelin di Rossi, ma Casey ci sta mettendo molto del suo. «Ho cercato - racconta Stoner con la solita serenità - di limitare i danni nelle parti meno favorevoli e di chiudere tutte le linee. La nostra moto era regolata in maniera perfetta in frenata e per passarmi Valentino era costretto a tenere una linea larga e così io, più di una volta, ho potuto ripassarlo subito dopo». Lo dice con una naturalezza disarmante, come se fosse la cosa più facile del mondo. Ed è questa la differenza tra Stoner e i precedenti rivali di Rossi: Casey, al contrario di quanto accadeva a Biaggi e Gibernau, non ha nessun timore, nessuna soggezione di Valentino.
Per fare questo, è sicuramente agevolato da moto e gomme super competitive, ma basta vedere dove sono i piloti con i suoi stessi mezzi (Capirossi sesto, dopo essere partito dalla 17ª posizione, Barros ottavo e Hofmann 13°), per capire che è soprattutto Stoner a far volare la Ducati e le Bridgestone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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