Giovanni Zamagni
da Assen
Se il mondiale è probabilmente chiuso, la candidatura di Marco Melandri come rivale principale di Valentino Rossi è ormai una certezza.
«Se continua a guidare così - è linvestitura ufficiale di sua maestà Rossi - Marco sarà il mio avversario più pericoloso».
Non poteva esserci miglior suggello al secondo posto di Melandri, anche se con lormai scontato epilogo dellennesimo successo di Valentino, alla sesta vittoria stagionale su sette gare disputate. Anche questa volta, per salire sul gradino più alto del podio, Rossi ha dovuto battere il primato della pista allultimo giro, a conferma che il Gp dOlanda non è stato affatto una passeggiata.
«Non sono partito malissimo - dice Vale -, ma nel primo passaggio non sono stato sufficientemente aggressivo e mi hanno passato da tutte le parti. Ho faticato un po a sopravanzare Capirossi e Nakano, ma quando sono arrivato dietro ai tre piloti Honda (nellordine: Melandri, Hayden e Gibernau, ndr) sapevo di poter girare con un ritmo superiore al loro. Sono andato al comando, ho spinto più forte, ma nonostante questo non sono riuscito a scrollarmi di dosso Melandri».
Era il decimo giro quando Rossi ha tolto al rivale italiano la prima posizione e a quel punto sembrava che, per una volta, potesse fuggire e vincere in solitario. Ma la resistenza di Marco è stata incredibile. «Sinceramente, nemmeno io speravo di poter andare così forte», ha detto con modestia non inferiore alla bravura nella guida. E la sua capacità di tenere testa a Valentino ha permesso di assistere a un altro finale da brividi. Soltanto in unoccasione, al quattordicesimo passaggio, il vantaggio del campione ha superato il secondo e allinizio dellultimo giro i due erano divisi solamente da 545 millesimi. Ma proprio quando si pensava che Melandri potesse affondare l'attacco, Rossi ha replicato con il nuovo primato della pista.
«È la prima volta che mi sono trovato a lottare così duramente per la vittoria con Marco e abbiamo impiegato un po di tempo per studiarci a vicenda. Lui nella sua carriera è sempre stato veloce, ma a volte è stato sfortunato o aveva la moto sbagliata, mentre adesso è in unottima condizione. È molto giovane, forse gli manca un po di esperienza, labitudine a sopportare la pressione per lottare per la vittoria».
In effetti, Marco deve crescere ancora un po per poter pensare di battere Valentino. Il primo a rendersene conto è proprio il pilota del team Gresini.
«In gara sono riuscito a imparare e a raccogliere molte informazioni guidando dietro a Rossi - è lanalisi di Melandri -. Lui era più veloce di me nellultima parte del circuito e ho cercato di capire dove sbagliavo. Così sono riuscito a riprenderlo, nonostante un piccolo errore a metà gara che mi ha fatto perdere un secondo. Allinizio dellultimo giro, però, ho esagerato alla prima curva, ho faticato a riprendere il controllo della moto e ho deciso di accontentarmi del secondo posto. Questa volta, però, ho visto un Rossi più umano e quello che faceva lui lo potevo fare anchio. Lottare con Valentino è sicuramente stimolante, ma devo ancora crescere: lui batte i suoi avversari soprattutto con la testa».
Non a caso, da quando lanno scorso ha subito lingiusta penalizzazione in Qatar, Rossi ha deciso che per gli avversari non ci sarebbe più stata gloria: delle 11 gare disputare da allora, Vale ne ha vinte 10 ed è arrivato una volta secondo. E da ieri può aggiungere un altro primato alla sua lunghissima lista: nella storia del motociclismo, un pilota Yamaha non aveva mia conquistato cinque GP consecutivi.
«Per me è un grande onore - si gode il trionfo - specie considerando i piloti che hanno corso e vinto almeno un titolo con la Yamaha nella classe regina. Sono cinque: Giacomo Agostini, Kenny Roberts, Eddie Lawson, Wayne Rainey e... Valentino Rossi.
Inutile dire, che è un obiettivo ampiamente alla sua portata.
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