Valentino: «Come vola la moto Fiat»

Rossi: «Tra due anni sarò troppo vecchio per la F1, non per la Sbk». Ma nei rally «tradirà» la casa torinese

da Milano

Il primo slogan è pronto, «quest’anno abbiamo preso una piega da paura...» dice, sorride e spiega Luca De Meo, amministratore delegato, ma sarebbe meglio dire Ceo di Fiat Auto da leggersi rigorosamente Fiat automobiles. Il tutto in omaggio a questa italianità motoristica che dopo la resurrezione sogna di conquistare nuovi mercati con un marchio, pardon, un brand che solo qualche mese fa non avresti immaginato a braccetto con Fiorello e in sella avvinghiato a Valentino.
A Milano Fiera, il dottor Rossi e la Yamaha e la Fiat si presentano così a pochi giorni dal via del mondiale della rivincita rossiana. La Yamaha diventa Fiat Team e il logo torinese troneggia sulla carena nipponica. Valentino pare più magro del previsto: «La moto va velocissima, Pedrosa? L’avversario numero uno... Ma noi facciamo paura senza le toppe, nel senso di problemi, dello scorso anno». Per la verità, anche lui è senza toppe, quelle dell’animo però, quelle che nell’avvio del 2006 si era autoinflitto a furia di sfogliare la margherita del vado non vado in F1. «Ho la mente più sgombra, all’epoca dovevo prendere una decisione importante sul mio futuro... No, fra due anni sarò vecchio per la F1, ma non per la Sbk di Biaggi». Quindi giudica: «La mia moto con la scritta Fiat? Grande marchio italiano, bella idea, mi piace, ho collaborato anche io al disegno». A quando un rapporto ancor più stretto con la Casa torinese, nel senso con lei coinvolto in prima persona tipo Schumi? «Quando loro - sottinteso i due marchi, pardon, i due brand - si metteranno d’accordo». E De Meo: «È troppo presto per pensare a sviluppi del rapporto, non basta firmare un contratto, bisogna prima lavorare assieme giorno per giorno (l’accordo tra Fiat e Yamaha scadrà a fine 2008, ndr)».
Rigore giapponese e creatività italiana necessari per far bene sui mercati in cui la Fiat vuole far breccia e sui giovani perché «l’obiettivo - sottolinea De Meo - è fare della Fiat la marca degli italiani delle nuove generazioni; e visto che il 75% del pubblico MotoGp è fra i 15 e i 35 anni... ci stiamo valentinizzando da tempo». Creatività, però, necessaria anche per reggere la convivenza con un campione libero di parlare, di dire, di comportarsi. La conferma arriva poco dopo, quando si discorre di rally: «La mia grande passione» dice Vale. «Domani annunceremo il rientro nelle corse dell’Abarth - precisa De Meo -. Se poi i regolamenti del mondiale volteranno, come speriamo, verso minor costi e minor elettronica (la fine delle attuali, sofisticatissime vetture Wrc, ndr) allora Fiat potrebbe rientrare nel mondiale con la Punto S2000». E Vale, sincero e impietoso e libero come sempre: «Correrò un rally a fine anno, il Rac, però la Fiat non ha l’auto Wrc, io voglio quella, per cui lo disputerò con un’altra marca (la Subaru, ndr)».
Frasi e sottolineature che ruotano però attorno a un caposaldo: MotoGp a parte, verrà un giorno, quest’anno, in cui l’uomo simbolo della Fiat nello sport disputerà una gara al volante di una vettura giapponese. «Lo sapevamo fin dall’inizio della trattativa - spiega De Meo - ma tenete presente una cosa: un bisbiglio quando tutti urlano non si nota, e noi urleremo tanto». Metafora creativa e azzeccata per sottolineare che da qui a quel giorno la Fiat s’impegnerà al massimo per monetizzare l’investimento (si parla di 7,5 milioni l’anno, ndr): perché «non ho mai detto che Rossi fosse sovraesposto per noi - puntualizza a chi lo stuzzica -. Quest’anno abbiamo già in programma diverse campagne e poi quattro livree diverse della moto; porteremo qualcosa di divertente, compresa una colorazione simil legno».


Quindi il capitolo Lapo Elkann, grande amico di Vale, dalla MotoGp ritenuto l’ideatore del progetto poi messo a punto dai manager torinesi. «No - prova a correggere il tiro De Meo - è stata la Yamaha a contattarci...». E Valentino: «Lapo? È un amico, un grande tifoso, è pieno di energie e pieno di belle idee». Come questa, ad esempio.

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