Da bravo scolaretto, compunto e discreto, sta seguendo le «lezioni» da una settimana. Così, puntuale anche ieri, il «Fiore del male» Renato Vallanzasca è andato su set del film sulla sua vita che Michele Placido sta girando in città. Appuntamento in uno dei luoghi del resto più frequentati dallex capo della banda della Comasina, il Tribunale, dove lergastolano è giunto in mattinata con la moglie Antonella DAgostino, approfittando di un permesso. Quattro chiacchiere con attori e regista, qualche indicazione utile alle riprese, poi ha salutato tutti ed è tornato in carcere.
Renato Vallanzasca il 4 maggio compirà 60 anni, gran parte dei quali passati in galera. Arrestato dallallora capo della mobile Achille Serra nel 1972, torna in libertà per pochi mesi nel 76 quando creerà la sua «leggenda» nera: fiumi di denaro, belle donne, auto di lusso ma anche feroci rapine, sequestri di persona, inseguimenti, sparatorie, omicidi. Milano sembrava la Chicago degli anni Venti. Con la sua banda arrivò persino a fare i «posti di blocco» per fermare le volanti e rimandare poi gli agenti in questura senza auto, vestiti e armi. Poi larresto nel 77 a Roma, e la seconda evasione dieci anni dopo, ma questa volta la latitanza dura solo poche settimane. Attualmente sta scontando quattro ergastoli e 260 anni per rapine nel carcere di Bollate. Nel 99 ha scritto insieme al giornalista Carlo Bonini Il Fiore del male da cui appunto Placido ha tratto la sceneggiatura del film. Poi rivista insieme allo stesso bandito che destinerà i guadagni al risarcimento delle sue tante vittime. Nel 2006 ha presentato la domanda di grazia, respinta lanno dopo dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Dal 2007, vista la buona condotta, ha iniziato a usufruire di diversi permessi e nel 2009 ha ottenuto un differimento pena di sei mesi per un intervento allanca.
Una storia criminale di rara ferocia, una capacità unica di leadership, i suoi gregari erano pronti a gettarsi nel fuoco per lui, unite al suo aspetto (lo chiameranno «bel René» soprannome da lui sempre detestato) lo hanno fatto diventare un personaggio: maledetto fin che si vuole, ma sempre personaggio. Entra subito, e in pianta stabile, nellimmaginario collettivo italiano, tanto che già nel 1977 Mario Bianchi dirige La Banda Vallanzasca, primo film sulla sua vita. Dal 1991 cantano i «Vallanzaska», gruppo «ska» italiano, mentre nel 2005 Domenico Ferrari e Alessandro Pozzetti mettono in scena la pièce teatrale Settanta Vallanzasca. Oltre a Bonini scrivono di lui: Federico Riccardo Chendi, Massimo Polidoro, Francesca Arceri e Carlo Lucarelli.
E ancora dopo tanti anni, il «re della Comasina» non smette di affascinare. Così Placido, dopo la banda della Magliana, ha deciso di portare sullo schermo anche la sua storia, affidando il ruolo a un altro «bello», Kim Rossi Stuart. Tanto da aver fatto storcere la bocca a molti, temendo una pellicola agiografica. «Il mio è un film su un uomo che ha sbagliato tanto e sta pagando tutto - ha replicato Michele Placido -. Il film si concentrerà sulle imprese di Vallanzasca giovane, dai 25 ai 35 anni, diverso da quello che ho conosciuto, pentito e in cerca di riscatto». Le riprese sono iniziate lunedì 11 e Vallanzasca, che attualmente usufruisce di periodici permessi, per motivi di salute ma anche per stare vicino alla madre ultranovantenne, quasi tutti i giorni va sul set che da via Abruzzo si è spostato al Giambellino, il bandito è infatti cresciuto in via degli Apuli, poi in San Babila e corso Vittorio Emanuele per approdare infine a Palazzo di giustizia.
Molto accurata la ricostruzione storica, tutto è rigorosamente anni 70: abiti, acconciature, occhiali e auto, come le Fiat 850 coupé o le Giulia verde marcio delle volanti. Ma anche, locandine di spettacoli e avvenimenti depoca, manifesti elettorali del Pci e annunci di Feste dellUnità. Quasi unaltra era geologica. Lergastolano non ha quasi mai mancato a una posa. Sempre puntuale e preciso a dare qualche consiglio su come si sarebbe mosso lui in quella circostanza.
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