Tony Damascelli
nostro inviato a Firenze
Diego Della Valle è blu. Nei colori dellabbigliamento tutto e pure nel tono delle parole che mettono una luce scura sul futuro: «Non possiamo arrenderci davanti a quattro banditelli, ma se certi episodi si dovessero ripetere, allora...».
Allora. Ecco dove sta la chiave di lettura per comprendere il colore delle parole dellazionista di riferimento della Fiorentina che, assieme a suo fratello Andrea, sta cercando di mettere su lazienda e la casa, la società e la squadra, insomma restituire la Fiorentina alla propria storia, tanto che lui medesimo spiega: «In due anni vogliamo tornare grandi a livello europeo e mondiale». Patti chiari ma lamicizia potrebbe non essere lunga. Della Valle usa tutti i sostantivi del vocabolario dedicati ai facinorosi di giovedì sera: «banditelli, teppisti, delinquenti, balordi, gente che non sa stare al mondo, persone truccate da tifosi, scalmanati». Insomma non soltanto prende le distanze ma decide di andare allassalto: «Dobbiamo isolarli, noi con le altre società. La mia famiglia non partecipa a questa mattanza e se dovessero ripetersi certi fatti allora dovremmo riprendere in considerazione i nostri piani, rileggere il futuro».
Senza sfere di cristallo, senza pendolini ma guardando in faccia i balordi di cui sopra: «Non rappresentano la società, non rappresentano la squadra, non rappresentano la città. Guai a chi si permette di toccare il nostro senso dello sport, non tollereremo ingerenze di alcun tipo, anzi, dovremo arginare il fenomeno. Il calcio italiano sta cambiando, credo ci sia maggiore rispetto tra i club, tra i giocatori (non so a quale tipo di rispetto si riferisca Della Valle, ndr) e allora il nostro auspicio è di non fermarci. Noi vogliamo che il calcio appartenga alle famiglie, ai giovani, alle donne, ai bambini».
In verità il sindaco Domenici sta minacciando di chiudere lo zoo a tutti, Della Valle ribadisce: «Il sindaco è tifoso, era con me in tribuna giovedì sera, lui sì rappresenta la città, deve sapere che la Fiorentina è una squadra di bravi ragazzi, con dirigenti allaltezza. Capisco la sua amarezza ma non dobbiamo enfatizzare dando credito a quattro tifosi che non sanno nemmeno come si sta al mondo».
Se qualcuno, tra gli astanti, e siamo tanti, stretti, soffocati e soffocanti alla presentazione del libro «Soft Economy» di Ermete Realacci, se qualcuno osa chiedere notizie sul rinnovo del contratto di Cesare Prandelli trova la replica in calcio dangolo: «Non è la sede per parlarne, occupiamoci invece dei quattro balordi che inguaiano il calcio».
E per sottolineare il concetto base di Della Valle e di molti sodali suoi ecco che il made in Italy trova conferma in questa riposta: «Mutuare il modello inglese? Io sono patriota, voglio un modello italiano, voglio che la gente per bene vinca questa partita, chi lavora nelle fabbriche, chi studia, chi ha famiglia. Giovedì sera lo stadio era pieno, anche io ho mal sopportato il gas dei lacrimogeni ma in ventimila sono rimasti ad assistere alla partita, con un segno di civiltà. Firenze ha passato due anni di purgatorio e tutti si sono comportati in modo esemplare».
Visto e considerato che trattasi di quattro banditelli e simili potrebbero allora presentarsi e chiedere almeno scusa. Giammai, Della Valle diventa più scuro della giacca, della cravatta, portata fuori del gilet secondo moda del collegio agnelliano, insomma respinge la provocazione: «Non accetto cose deamicisiane: vengano allo stadio, paghino il biglietto, si comportino bene e tornino a casa. Così debbono fare. Quello che è accaduto giovedì sera non deve più accadere».
E se dovesse invece accadere? Qui Diego Della Valle gioca a poker: «Se dovesse... lasciamo un punto interrogativo».
In verità si dovrebbe finire con il dolce, anzi con lamaro, cioè la partita di domani contro la stessa Juventus dellaltro ieri: «Umiltà, serietà innanzitutto. Speriamo di vincere e non voglio parlare dellordine pubblico». Ne ha già parlato a quei quattro che sono di più ma sempre banditelli, delinquenti, balordi e truccati da tifosi restano.
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