Valtellina Qui per ogni ettaro il viticoltore lavora 1200 ore

Lassù dove le colline incontrano i monti, la Valtellina è l’ultima a dare il via alla vendemmia: si parte fra qualche giorno con la raccolta in cassetta della chiavennasca che poi appassisce per lo Sfursat e per l’Inferno, prodotti di bandiera di questa vendemmia «eroica», come la definisce Valentino Borzi, direttore del consorzio che veglia sui 42 mila quintali di uve di montagna. «Ci servono 1200 ore di lavoro all’ettaro, tre volte tanto che altrove». Ovvio che nonostante le ottime previsioni, anche qui il prezzo dell’uva non possa scendere sotto i 2 euro al chilo. Ed è proprio questo, il valore del grappoli, a destare qualche problema nel Paese: deprezzato anche del 70%, intaccato dalla crisi, in Lombardia, però il prezzo dell’uva tiene ed è calato al massimo del 17% anche perché i produttori sono quasi tutti autonomi, è poca, mai oltre il 15 %, è l’uva movimentata, cioè acquistata da terzi. Eroiche sono anche le produzioni di nicchia come quelle del rosso Doc di San Colombano, l’unico vino di Milano, e del lambrusco mantovano di Quistello. «Molta della crisi, per i piccoli produttori come noi, è dovuta ai divieti per chi si mette alla guida di un’auto», spiega Carlo Pietrasanta che è anche presidente del Movimento per il turismo del vino e «veglia» sui suoi 5 ettari di meraviglie.


A Quistello la vendemmia, invece, prosegue fino a metà ottobre per imbottigliare il gusto frizzante ed unico di questo Lambrusco che si fa solo qui, in 750 ettari, per la metà curate dalle Cantine sociali di Luciano Bulgarelli: «Il prezzo è costante, ma prodotti come il nostro, in tempo di crisi vanno promossi il doppio degli altri» LuGa

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