Cronaca locale

Vandali «sparachiodi» Colpi contro sede Udc

Sparano contro la sede dell’Udc di Seregno. L’attentato la notte tra sabato e domenica: otto colpi centrano le tre vetrine al piano terreno dove si trova il quartier generale dei centristi. L’ora del gesto intimidatorio non è stata stabilita con esattezza. La sede dei seguaci locali di Marco Follini, è in pieno centro, all’angolo tra Via Cavour e Largo San Vittore, eppure nessuno ha udito, nessuno ha visto, nessuno è in grado di fornire particolari utili alle indagini. Molte case sono disabitate, altre sono vuote, i proprietari sono ancora in vacanza. Del resto i responsabili dell’attentato si sono dileguati in pochi secondi. E’ stato il segretario amministrativo del partito ad accorgersi di quello che è accaduto ieri mattina alle dieci, quando è andato per aprire la sezione. Avvertiti i carabinieri sul posto arrivano i migliori investigatori del reparto territoriale di Monza e quelli della compagnia di Seregno. Gli uomini del colonnello Alfonso Manzo lavorano su tre ipotesi: i danni non sono rilevanti ma attentato il gesto potrebbe essere una vendetta, oppure un avvertimento, o ancora un atto di vandalismo, seppure sembra difficile supporre che un gruppo di sbandati sia potuto accanirsi con tanta determinazione contro la sede del partito. Intanto gli inquirenti dovranno stabilire se ha colpire le vetrate sia stata una pistola, ma al momento non sono stati rinvenuti bossoli e neppure proiettili, o invece un’arma spara chiodi. L’Udc, assieme agli alleati della Casa delle Libertà, dallo scorso mese d’aprile governa la città: è rappresentato da un consigliere comunale e dall’assessore alla pubblica istruzione. In ogni caso i carabinieri hanno già deciso di passare al setaccio l’attività amministrativa della giunta: il mandante dell’avvertimento potrebbe nascondersi tra chi, negli ultimi mesi, ha aperto contenziosi con gli esponenti del governo locale. Guido Trabattoni, assessore e segretario politico dell’Unione Democratica di Centro, in ogni caso, ha affermato di non aver mai ricevuto minacce.

Non è neppure da scartare l’ipotesi di un avvertimento preventivo, al quale potrebbero seguire richieste più esplicite. «Mi auguro - sostiene Trabattoni - che sia una bravata, altrimenti se fosse un segnale intimidatorio saremmo di fronte ad un avvenimento davvero preoccupante»

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