La poetica e le teorie di George Vasarely (Pécs, Ungheria 1906-Parigi 1997), in bilico tra utopia sociale e sperimentazione matematica, portatrici di un messaggio universale per il quale lopera darte può, attraverso il suo messaggio estetico migliorare il mondo. La sua complessa multidisciplinarietà la troviamo nelle opere esposte alla Triennale-Bovisa dove è in corso la mostra a cura di Andrea Busto e Cristiano Isnardi. «Lartista non ha che una scelta giusta: annullarsi come persona in favore della sua opera e offrirla con amore allumanità astratta».
Alle sale dedicate alla pittura si aggiungono tre sezioni che affrontano e approfondiscono tematiche inedite e poco conosciute: il rapporto con larchitettura e lapplicazione delle teorie e della politica di Vasarely a tale disciplina. Un esempio fra tutti la costruzione della Fondazione Vasarely a Aix-en Provence, vera e propria opera darte totale in cui la fusione tra pittura e architettura trova la sua applicazione. Vanno ricordati anche gli interventi a Parigi e Montpellier.
La mostra accompagnata da un ricco catalogo (Skira) propone 200 opere suddivise in nove sezioni, una vera lettura inedita per il pubblico italiano del percorso artistico e culturale di Vasarely. La sua multidisciplinarietà ha influenzato profondamente anche le arti applicate del secolo scorso, spingendosi al di là del semplice manufatto pittorico per divulgare unidea darte intesa non solo come piacere estetico, ma arricchita da unetica volta a migliorare la vita quotidiana. Negli anni la sua opera si è arricchita con continue variazioni formali e concettuali e le varie sezioni invitano il visitatore a comprendere le molteplici esperienze creative dellartista. Dopo avere studiato a Budapest dove Vasarely subisce lesperienza del Bauhaus; a Parigi conosce Denise René che apre una galleria dove espone i suoi lavori. Si dedica alla grafica e dopo André nasce anche Jeanne-Pierre. Lavorando sul bianco e nero si occupa di ricerche ottico-cinetiche, solo successivamente sperimenta il colore con illusioni ottico-prospettiche, diventando uno dei principali esponenti della optical-art. I 50 sono gli anni della rielaborazione prospettica e assonometrica. Nello stesso decennio realizza a Caracas il campus dellUniversità. Da qui inizia a esporre al Moma e al Museo di Arti Decorative di Parigi. Nel 64 vince il Premio Guggenheim. Nell84 chiude con la realizzazione scenografica per lOpéra di Parigi per unopera di Wagner.
Si deve a questo straordinario genio anche linvenzione di «Fotografismi», uninvenzione fotografica in cui il disegno e il collage sono subordinati alla riproduzione meccanica e fotografica in bianco e nero. A lui si devono anche i «Programmes», progetti per la realizzazione delle opere pittoriche dellartista, in cui viene sottolineato linteresse per larte computerizzata e di pura esecuzione tecnica. Superati i miti fisici della tela Vasarely ha saputo fare vibrare le corde della sua intima e sensibile arte concettualizzando alcuni concetti: «Larte è morta, ma un immenso ambito artistico si apre davanti a noi in attesa di essere esplorato: larte integrata dellarchitettura, larte funzionale, larte della strada: larte di domani sarà un tesoro collettivo». Tra gli anni 50 e 60 il concetto di arte «democratica, cinetica, multidimensionale e comunitaria» ha accompagnato e sostenuto il pensiero sociale occidentale e molti ideali politici. Lidea dellartista non si separa dalla società, ma al contrario vi si cala profondamente con la propria espressività giovando al miglioramento di tutte le classi sociali. La sua arte di fine sensibilità percettiva la troviamo anche nei video e nei documenti che accompagnano la mostra.
Victor Vasarely, non il cuore ma la retina
Triennale Bovisa via Lambruschini 31
fino al 27 gennaio, 11-24
chiuso il lunedì
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.