Vasco e Pearl Jam Il rock di Imola sbarca in Laguna

L’Heineken Jammin Festival si terrà a giugno in un grande parco vicino a Mestre. Una kermesse dai suoni duri con gli Iron Maiden e gli Smashing Pumpinks. Cacciari: "Venezia non è soltanto una città di vecchi"

Vasco e Pearl Jam 
Il rock di Imola sbarca in Laguna

Milano - Alla fine, la stella (rossa della famosa birra, ma anche dei dieci scudetti) se la mette sul petto Venezia. Dopo nove anni di onorate trasferte nel cuore dell’Italia, a Imola, il popolo rockettaro dell’Heineken Jammin’ Festival porta passioni, timpani e portafoglio sulla Laguna. A pochi passi dal confine mitteleuropeo, un bacino che fa gola a chi regge le sorti dell’evento. Chissà che ne diranno gli amici emiliani, e soprattutto gli agguerriti venditori di piadine, ma tant'è, si cambia. La cornice del HJF sarà quindi il Parco San Giuliano di Mestre, uno spazio di 700 ettari (più di 730.000 mq) con Venezia come suggestivo sfondo, dove potrebbero muoversi comodamente - parcheggiando veicoli (25.000), innalzando tende per il pernottamento (4.000) e dedicandosi a sport e tempo libero pre e post-concerto - più di un milione e mezzo di persone. Supportate da 12 punti di pronto soccorso, 2 bancomat, 400 bagni, 100 docce e un sistema di navette da Venezia, Padova e Treviso. Ragion per cui i 200.000 spettatori a sera attesi dai più ottimisti tra gli organizzatori (il guru della Milano Concerti Roberto De Luca in primis) dovrebbero non costituire un problema, né logistico né ambientale.

All’Hotel Principe di Savoia di Milano, per la presentazione dell’Heineken Jammin’ Festival 2007, ieri si sprecavano sorrisi, buone intenzioni e cravatte d’ordinanza: le istituzioni veneziane c’erano pressoché tutte, a cominciare dal sindaco un po’ filosofo e un po’ rockstar Massimo Cacciari, doge laico e videogenico di Venezia, deciso a tutto per dimostrare che, parole sue, «Venezia non è solo una città di vecchi decrepiti». Parafrasando il celebre motto anni ’70, quindi, la Serenissima non è troppo vecchia per il rock’n’roll. Anzi. Dal 14 al 17 giugno, per quattro date che promettono faville, il Jammin’ Festival attirerà nomi della grande musica rock, lasciando fuori dai cancelli - in un ritorno allo spirito delle origini di questo evento ormai tradizionale dell’estate italiana - il pop morbido, anche se talentuoso, di artisti come Tori Amos. E dunque, via libera al cattivismo elettrico di Iron Maiden e Slayer, al ritmo caustico di The Killers, alle cupe cavalcate (ex) grunge dei Pearl Jam, al punk intelligente degli Smashing Pumpkins (al loro ritorno insieme), al gigionismo carismatico di Steven Tyler e dei suoi Aerosmith, per finire alla grande con Sua Maestà del reame di Zocca, Vasco Rossi, che qui a Venezia taglierà il nastro inaugurale del suo breve tour italiano (5 grandi città). Non solo loro, i cosiddetti head-liner, ovviamente: da oggi le prevendite sono disponibili sul circuito Ticketone (ingresso singolo 40 euro, abbonamento euro 140, più diritti), ma mancano dal cartellone i nomi di seconda fila e i giovani artisti che vinceranno il «contest» al margine del Festival. Oltre al palco principale, un palco «B» sempre nell’area e altri stage disponibili per eventi dance con DJ di culto come Claudio Coccoluto e Mauro Picotto. Il leone di Venezia, è proprio il caso di dirlo, caccia un ruggito rock che non si vedeva da almeno 20 anni, cioè da quell’evento-shock che fu il concerto dei Pink Floyd.

«Questa volta però Venezia non rimarrà ferita - spiega soddisfatto Massimo Cacciari -. Quando vennero i Pink Floyd, mancò tutto: fu qualcosa di organizzato velocemente e male. Per pura fortuna non ci furono incidenti, anche con morti. Questo festival è esattamente l’opposto, è preparato nei minimi dettagli e darà l’occasione di mostrare Venezia per come realmente è, al di fuori degli stereotipi. Il parco San Giuliano fino a 10 anni fa era una discarica, una ferita vergognosa, ora è uno spazio bellissimo.

Venezia attira un milione di persone per il Carnevale, al festival ne verranno di meno e in uno spazio maggiore fuori città, non vedo perché si debba tremare di fronte a 4 giorni rock». Il sillogismo del filosofo regge alla prova della teoria. Ora si attendono i fatti.

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