Vaticano, si uccide un gendarme

Ventisei anni, originario di Foligno, si è sparato un colpo di pistola alla testa, nell’alloggio che occupava. All’origine del gesto sembra ci siano ragioni sentimentali

Vaticano, si uccide un gendarme

Città del Vaticano - Il Papa "è vicino spiritualmente alla famiglia Benedetti e ai membri della Gendarmeria". Lo ha riferito il direttore della sala stampa, padre Federico Lombardi, in riferimento all'allievo delle guardie papali uccisosi questa mattina con un colpo di pistola alla testa. Padre Lombardi ha aggiunto che "il Santo Padre con pena ha appreso la notizia ed affida alla misericordia di Dio il giovane Alessandro". Alessandro Benedetti, 26 anni, originario di Foligno si è sparato un colpo di pistola alla testa, nel bagno della Gendarmeria, intorno alle 7.30 del mattino. E' morto all'ospedale Santo Spirito, dove è stato immediatamente portato in seguito al tragico gesto. Pare che all’origine del suicidio ci siano ragioni sentimentali. Gli allievi-agenti sono tenuti ad abitare in caserma nei primi anni di servizio. Il giovane allievo aveva superato tutte le prove psicoattitudinali previste, comprese quelle relative alle armi. "Il suo comportamento non aveva mai dato preoccupazioni finora", ha commentato padre Lombardi. Pare che Alessandro abbia lasciato un biglietto per spiegare le ragioni del suo gesto. Il giovene tornava a Foligno quasi ogni fine settimana e comunque appena poteva. Nella villetta alle porte della città umbra vivono infatti il padre ferroviere, la madre, professoressa, e una sorella maggiore.

Alessandro Benedetti era molto legato ai suoi familiari e aveva finora scelto di non trasferirsi in maniera stabile a Roma. Secondo un vicino di casa, il giovane «aveva un carattere splendido, socievole ed estroverso».

Nel 1998 l'omicidio Estermann Prima del suicidio dell'allievo gendarme, un altro fatto di cronaca nera aveva già scosso il Vaticano negli anni passati. Era il 4 maggio del 1998 e il comandante delle Guardie Svizzere, Alois Estermann, fu ucciso insieme a sua moglie, Gladys Meza, dal vicecaporale Cedric Tournay. Dopo una serie di voci e illazioni smentite (che andarono dall’ipotesi di un coinvolgimento dei servizi segreti della Germania orientale, Stasi, a quella di un affaire sentimentale tra i tre protagonisti della vicenda), la versione finale fu che Tournay agì in preda a un raptus motivato dal rifiuto di una promozione per poi togliersi la vita. Fu questa la motivazione fornita dal giudice unico della Santa Sede, Gianluigi Marrone. È infatti la giustizia vaticana, allora come oggi, a gestire il caso, dato che si tratta di vicende che si sono svolte in territorio vaticano. A svolgere le funzioni del pubblico ministero nel processo che si aprirà prossimamente per il presunto suicidio del gendarme Alessando Benedetti sarà il promotore della giustizia, Nicola Picardi. Sinora la giustizia vaticana ha chiesto al medico legale italiano lo svolgimento dell’autopsia per accertare la dinamica della morte. Nel frattempo il giudice Marrone ha acquisito un biglietto rinvenuto sul luogo in cui è stato trovato il corpo esangue del giovane. A quanto si apprende, da esso emergerebbe che la motivazione del gesto è di ordine sentimentale. Oltre al giudice unico e al procuratore di giustizia, l’ordine giuridico della Santa Sede ha anche una Corte di Prima Istanza, una Corte d’Appello e una Corte di Cassazione.
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