Cronaca giudiziaria

Becciu indagato per associazione a delinquere. E spunta una registrazione choc con Bergoglio

Telefonata dopo l’intervento al Gemelli per ottenere dichiarazioni in suo favore

Becciu indagato per associazione a delinquere. E spunta una registrazione choc con Bergoglio

Il cardinale Angelo Becciu è indagato insieme ad alcuni familiari per associazione a delinquere in un filone d’indagine aperto dal promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi parallelamente al processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e sulla compravendita di un palazzo al centro di Londra. È stato lo stesso procuratore a confermarlo in apertura della 37esima udienza del dibattimento, riferendo dell’esito della rogatoria trasmessa dal Tribunale di Sassari in Vaticano. Accertamenti che riguardano prestiti e donazioni partiti dalla Segreteria di Stato e arrivati alla Diocesi di Ozieri tramite la cooperativa Spes guidata dal fratello di Becciu, Antonino. Nel corso dell’udienza è spuntata anche una telefonata tra il cardinale e il Papa, registrata all’insaputa del Pontefice il 24 luglio 2021, venti giorni dopo il delicato intervento subito da Bergoglio al Policlinico Gemelli e tre giorni prima dell’apertura del processo. Nella chiamata - registrata da telefonino della nipote del cardinale - Becciu si sarebbe lamentato con il Pontefice: «Lei mi ha già condannato, è inutile che si faccia il processo». Il cardinale avrebbe inoltre chiesto al Papa di confermargli di averlo autorizzato al pagamento del riscatto della suora colombiana rapita in Mali, operazione della quale si stava occupando Cecilia Marogna, imputata nel processo in relazione ai 575mila euro versati alla sua società dalla segreteria di Stato per attività di intelligence tra cui, appunto, la liberazione della suora. Denaro che, secondo i magistrati vaticani, sarebbe stato invece speso in beni di lusso. Nella telefonata Becciu dice al Papa: «Mi ha dato o no l’autorizzazione ad avviare le operazioni per liberare la suora? Eh, io mi pare glielo chiesi “guardi dovrei andare a Londra...contattare questa agenzia che si darebbe da fare, poi le dissi...che le spese che ci volevano erano 350mila euro per le spese di questa agenzia”». Prima della telefonata in cui Becciu parla con il Papa convalescente e ancora affaticato per i postumi dell’operazione, c’è una chat del 23 giugno in cui emergere l’attesa del cardinale per un gesto distensivo del Papa, che però non arriva. Tanto che il 13 luglio, sempre in chat, un amico della nipote del cardinale dice: «Bisognerebbe dare un colpo in testa al Santo Padre». Diddi ritiene rilevanti i documenti arrivati da Sassari: «Ci sono anche considerazioni su questo Ufficio e sullo stesso Tribunale, anche su giornalisti che avrebbero partecipato a una campagna di stampa contro il processo». È emersa anche un’altra vicenda relativa a 928 bolle di trasporto per la consegna di 18mila chili di pane alle parrocchie.

Documenti che secondo la Finanza sarebbero stati realizzati poche settimane prima dell’inizio dell’attuale processo, ma che riguarderebbero consegne risalenti al 2018, utili a giustificare le somme erogate dalla diocesi alla Spes.

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