Vaticano

Benedizioni gay, la Chiesa di Kiev boccia il Papa: "No ad ambiguità"

La Chiesa greco-cattolica ucraina dice "no" alla Fiducia supplicans. Ševčuk si appella alla tradizione bizantina per "disobbedire" al Papa

Benedizioni gay, Kiev boccia papa Francesco: "No ad ambiguità"

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Benedizioni gay, Kiev boccia papa Fracnesco: "No ad ambiguità"

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Non solo Africa. A meno di una settimana dalla sua pubblicazione, la dichiarazione Fiducia supplicanscontinua ad incassare bocciature dalle Chiese di tutto il mondo. Un "no" pesante è quello della Chiesa greco-cattolica ucraina che in un comunicato ha respinto su tutta la linea la possibilità di benedire coppie formate da persone dello stesso sesso o in situazioni irregolari, voltando le spalle alla decisione presa dal dicastero per la dottrina della fede con l'approvazione del Papa.

Non vale per gli orientali

La Chiesa greco-cattolica ucraina è di rito bizantino ma è fedele al Papa. Per questo motivo, specialmente nel secolo scorso, ha dovuto subire dure persecuzioni fino ad essere abolita nel 1946 dai sovietici. Una Chiesa martire riemersa dalla clandestinità dopo il crollo dell'Urss e che sta sperimentando questa sua vocazione dall'inizio dell'invasione russa, con l'arcivescovo maggiore di Kiev Svjatoslav Ševčuk che ha deciso di rimanere a svolgere il suo ministero sotto le bombe guadagnando un'autorevolezza spirituale in tutto il mondo. Da lui è stato firmato il comunicato che prende le distanze dalla dichiarazione fortemente voluta dal cardinale Víctor Manuel Fernández ed invita i religiosi greco-cattolici a non seguirla. "La dichiarazione interpreta il significato pastorale delle benedizioni nella Chiesa latina, non nelle Chiese orientali cattoliche", ha puntualizzato monsignor Ševčuk. Se Fernández ha voluto - come osservato dal suo predecessore cardinale Gerhard Ludwig Müller - ampliare il concetto di benedizioni per ammettere quelle di coppie omosessuali, Ševčuk ci ha tenuto a precisare che "il significato di benedizione nella Chiesa ucraina e nella Chiesa latina è diverso" facendo appello alla tradizione liturgica bizantina. Nelle parole del capo della Chiesa greco-cattolica d'Ucraina emerge il giudizio sulla dichiarazione emanata dal cardinal Fernández nel passaggio in cui si fa notare che "la benedizione del sacerdote ha sempre una dimensione evangelizzatrice e catechetica e, pertanto, non può in alcun modo contraddire l'insegnamento della Chiesa cattolica sulla famiglia come unione fedele, indissolubile e feconda di amore tra un uomo e una donna".

L'ambiguità

Dunque, il clero greco-cattolico non benedirà coppie formate da persone dello stesso sesso o cosiddette "di fatto". Ševčuk fa appello al discernimento pastorale dei suoi sacerdoti al fine di "evitare gesti, dichiarazioni e concetti ambigui che distorcerebbero o traviserebbero la parola di Dio e gli insegnamenti della Chiesa". Tradotto: la possibilità ammessa dal dicastero per la dottrina della fede crea ambiguità. Di fronte all'alzata di scudi dei vescovi e delle conferenze episcopali di mezzo mondo, il cardinal Fernández - e il Papa con lui - non sembra intenzionato a fare passi indietro. Un timido tentativo di risposta è arrivato con una risposta scritta al portale statunitense The Pillar in cui il prefetto ha provocato a spiegare che "le coppie sono benedette. L'unione non è benedetta". Un punto, però, che non sembra sgombrare il campo dalla confusione.

Tensioni Roma-Kiev

Non è la prima volta che si manifestano tensioni tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e Roma durante il pontificato di Francesco. In particolare, dallo scoppio della guerra ci sono stati diversi momenti di frizione. L'apice si è raggiunto all'indomani delle parole a braccio pronunciate da Francesco ai giovani cattolici russi col riferimento alla "grande Russia" e all'eredità di Pietro I e Caterina II. Ševčuk aveva parlato espressamente di "delusione" e manifestato "grande dolore e preoccupazione". Da quanto è scoppiata la guerra in Ucraina, ci sono stati due concistori e il Papa ha creato 41 cardinali ma non ha "premiato" Ševčuk, leader di una Chiesa martire.

La mancata porpora - rossa proprio in rappresentanza del sangue del martirio - non è arrivata nonostante il presule ucraino conosca Bergoglio dai tempi di Buenos Aires e nonostante il suo predecessore Ljubomyr Huzar, morto nel 2017, fosse cardinale.

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