Ha definito il Libano «un potente esempio di tolleranza», pur spiegando che «talvolta l'umanità guarda al Medioriente con un senso di timore e scoraggiamento, di fronte a conflitti così complessi e di lunga data». Eppure - ha aggiunto rivolgendosi ai giovani - in mezzo a queste lotte si può trovare speranza e incoraggiamento». Papa Leone conclude oggi il suo viaggio in Libano. Il Pontefice ha incontrato ieri i patriarchi cattolici, i leader sciiti, per poi rivolgere un appello a Piazza dei Martiri a Beirut: «In una globalità sempre più interconnessa, siete chiamati a essere costruttori di pace: a contrastare l'intolleranza, superare la violenza e bandire l'esclusione, illuminando il cammino verso la giustizia e la concordia per tutti, attraverso la testimonianza della vostra fede».
La questione del conflitto tra Libano e Israele irrompe, con il vicepresidente del Consiglio islamico sciita superiore, lo Sceicco Ali El-Khatib che ha spiegato al Pontefice: «Siamo stati costretti a difendere noi stessi resistendo all'occupante che ha invaso la nostra terra, e non siamo certo amanti delle armi, né del sacrificio dei nostri figli».
«Poniamo la questione del Libano nelle Sue mani, con tutte le Sue capacità a livello internazionale, affinché il mondo possa aiutare il nostro Paese a liberarsi dalle crisi accumulate, in primis l'aggressione israeliana e le sue conseguenze sul nostro Paese e sul nostro popolo».