Vaticano

"Missione di pace in corso": le rivelazione del Papa sulla guerra

Nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Budapest, Francesco invita l'Europa a non lasciare soli i Paesi mediterranei. E parla di Ucraina

"Missione di pace in corso": le rivelazione del Papa sulla guerra

Si è concluso oggi il quarantunesimo viaggio apostolico dell'attuale pontificato. Nella serata del 30 aprile Francesco è a Roma da Budapest, dove ha trascorso tre giorni tra l'affetto del popolo magiaro e la soddisfazione delle autorità civili che hanno visto l'Ungheria tornare sotto i riflettori internazionali in chiave positiva anche grazie alle lodi papali su alcune delle politiche realizzate dal governo, ad esempio quelle sulla promozione della natalità.

La salute

Come di consueto, sul volo di ritorno Francesco ha risposto a ruota libera alle domande dei giornalisti accreditati che lo hanno seguito nella capitale ungherese in questi tre giorni. Tra i temi oggetto dei quesiti, non poteva mancare la sua stessa salute. A fine marzo, infatti, il Pontefice aveva registrato un malore al termine di un'udienza generale che lo aveva costretto ad alcuni giorni di ricovero all'ospedale Gemelli. Francesco ha raccontato quei momenti, ricordando: "non ho perso i sensi, avevo la febbre alta e il medico mi ha portato in ospedale. Ho avuto la polmonite ma grazie a Dio la posso raccontare. Il corpo, grazie a Dio, ha risposto bene alla terapia".

Al termine dell'udienza, il Papa era stanco ed aveva preferito riposarsi anzichè pranzare. Dopo le dimissioni dall'ospedale, il Pontefice aveva subito confermato l'intenzione di rispettare l'agenda e partire per l'Ungheria. Promessa mantenuta. Ora dovrebbe fare lo stesso in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Lisbona dal 1 al 6 agosto 2023. . "Spero di farcela - ha detto Bergoglio - voi vedete che non [sono] lo stesso di due anni fa, con il bastone. Adesso va meglio, per il momento non è cancellato il viaggio".

La guerra

La guerra in Ucraina è stata la grande protagonista di questo viaggio a Budapest. Il Papa ha parlato più volte di pace e nella messa di oggi ha ricordato il popolo ucraino ed anche quello russo. Rispondendo ad una domanda sui colloqui avuti con il presidente Viktor Orban e con il metropolita Hilarion, ex numero due del patriarca russo Kirill, Francesco ha detto sarcasticamente di non aver "parlato di cappuccetto rosso" con loro. Bergoglio ha detto che di aver affrontato l'argomento guerra in Ucraina coi suoi due interlocutori perché "a tutti interessa la strada della pace" aggiungendo inoltre di essere "disposto a fare tutto quello che si deve fare".

In questo senso, ha accennato ad una missione della Santa Sede che è in corso e di cui parlerà quando sarà pubblica. Poi ha anche aggiunto che l'impegno vaticano contempla anche un ruolo del rientro dei bambini ucraini condotti in Russia durante il conflitto. "La Santa Sede ha fatto da intermediario in alcune situazioni di scambio di prigionieri, e tramite l'ambasciata è andata bene, penso che può andare bene anche questa", ha commentato. C'è la volontà perché "è giusto, è una cosa giusta e dobbiamo aiutare, affinché questo non sia un casus belli, ma un caso umano. E' un problema di umanità, prima di un problema di un bottino di guerra o di trasloco di guerra", ha concluso il Papa.

L'incontro con Kirill

Il metropolita Hilarion, ora inviato a Budapest, è stato per anni l'uomo delle relazioni tra Mosca e Roma. Ora il suo posto come 'ministro degli esteri' della Chiesa ortodossa russa è stato preso dal metropolita Antonij che, ha spiegato Bergoglio, è il canale con cui lui tiene i rapporti con Kirill. Il secondo incontro tra i due leader religiosi sembrava scontato, poi l'aggressione russa dell'Ucraina ha complicato le cose e le tensioni successive alle parole del Papa sul patriarca "chierichetto di Putin" in un'intervista al Corsera hanno probabilmente fatto saltare un faccia a faccia previsto in Kazakistan.

Ma Francesco è possibilista sull'ipotesi di una replica dell'abbraccio ecumenico all'aeroporto di Cuba del 2016. "C'è sospeso l'incontro che noi dovevamo avere a Gerusalemme a luglio o giugno dell'anno scorso, ma per la guerra si è sospeso: quello si dovrà fare", ha affermato Bergoglio. Poi è passato a lodare il metropolita Hilarion l'ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede in uscita, Alexander Avdeev, osservando infine che "questi rapporti è necessario mantenerli, perché se parliamo di ecumenismo dobbiamo avere la mano tesa con tutti, anche ricevere la mano".

Rimprovero all'Ue

In questi tre giorni, nel Paese accusato di praticare la politica delle porte chiuse, Francesco ha invitato più volte all'accoglienza, a costruire ponti anziché muri e a tenere le porte aperte. Tuttavia, il Papa ha avuto da ridire sulla gestione comunitaria del problema dei flussi migratori. Concetto ribadito anche in aereo. "Credo che sia un problema che l'Europa deve prendere in mano, perché sono cinque i Paesi che soffrono di più: Cipro, Grecia, Malta, Italia, Spagna, perché sono i Paesi mediterranei e sbarca lì la maggioranza", ha osservato.

Francesco ha messo nel mirino il comportamento di Bruxelles, dicendo che "se l'Europa non si fa carico di questo, di una distribuzione equa dei migranti, il problema sarà di questi Paesi soltanto".

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