
Tutti gli osservatori concordano sul ruolo giocato dal cardinale Raymond Leo Burke nell'ultimo Conclave. Ma negli ambienti attorno alle sacre stanze, in questi giorni, si racconta più di un aneddoto su quanto (e perché) il porporato americano sia stato vicino a "perdere la berretta" con Papa Francesco.
Nell'assise che ha eletto Papa Leone XIV - i vaticanisti sono concordi - Burke è stato determinante, convincendo i cardinali nordamericani, Thimoty Dolan in primis, e quelli conservatori come Robert Sarah e Gherard Ludwig Mueller a votare per l'ex prefetto della Congregazione per i vescovi. Prevost e Burke, del resto, hanno soprattutto un elemento in comune: sono due canonisti. E poi, non secondario, sono entrambi statunitensi.
Durante il pontificato di Papa Francesco, però, il porporato tradizionalista ha sostanzialmente guidato quella che in gergo è stata chiamata "resistenza". Una opposizione alle mosse aperturiste di Papa Bergoglio culminata nella firma dei Dubia su Amoris Laetitia. Burke, assieme al cardinale George Pell, ha guidato un piccolo gruppo di cardinali molto attenti alle sorti della dottrina tradizionale. Tra i punti portati avanti, anche la difesa del Vetus ordo. Un'altra questione per cui, dopo Traditionis custodes, alcuni porporati hanno "battagliato" con l'ex arcivescovo di Buenos Aires.
È in questo clima che Burke è stato gradualmente ridimensionato dalla Santa Sede. Dalla signatura apostolica al Sovrano Ordine di Malta, il porporato americano è stato gradualmente allontanato dai ruoli che ricopriva. E così si è arrivati anche a sostenere a mezzo stampa che Papa Francesco gli avesse tolto casa e stipendio. Poi il momento clou. Negli ambienti della Comunicazione vaticana, nel mentre di una grande frizione tra il gruppo guidato dal cardinale americano e il pontefice argentino, è montata l’ipotesi che a Burke potesse essere “tolta la berretta”. Il rischio, insomma, era quello di “scardinalamento”. Anche perché i precedenti storici non mancavano.
È a questo punto della storia che a Roma furono affissi parecchi manifesti critici nei confronti di Jorge Mario Bergoglio. Cartelloni che attaccavano la gestione del Papa in materia di commissariamenti (soprattutto nei confronti dei Francescani dell’Immacolata) e sul trattamento riservato ad alcuni cardinali.
Stando a quanto ci risulta, l’iniziativa venne portata avanti da un giornalista pro life e da alcuni suoi amici. Un esempio, insomma, di come un laicato forte possa influenzare le mosse delle alte sfere vaticane.
Non è noto se il pontefice
argentino abbia cambiato idea a causa di quei manifesti. Di sicuro, il cardinal Raymond Leo Burke non ha perso la berretta. Per poi, come premesso, recitare un ruolo di primo piano nel Conclave che ha eletto Papa Leone XIV.