Fumata bianca

Lo spettro tedesco aleggia sul sinodo di Bergoglio

Francesco ammette al voto settanta membri non vescovi, ma rischia di provocare polemiche. E c'è il precedente della Germania

Lo spettro tedesco aleggia sul sinodo di Bergoglio

Un comunicato in formato FAQ firmato dall'ufficio stampa della segreteria generale del Sinodo dei vescovi. Tanto è bastato per mandare in pensione il motu proprio Apostolica sollicitudo con cui Paolo VI nel 1965 istituì quest'organismo. Un comunicato che rende praticamente obsoleto il nome stesso della segreteria: si può parlare ancora di Sinodo dei vescovi dopo la decisione del Papa di consentirvi la partecipazione ed il voto di settanta membri non vescovi?

Focus sulle donne, ma il tema sono i laici

L'epocale novità voluta da Francesco vedrà il suo esordio nel lungo e complesso Sinodo sulla sinodalità che entrerà nel vivo ad ottobre e terminerà un anno dopo. La notizia è stata ripresa in tutto il mondo, insistendo soprattutto sul coinvolgimento femminile: il comunicato ha infatti annunciato che nei settanta membri non vescovi dovrà esserci una quota del 50% di donne. Il prestigioso The New York Times, ad esempio, ha dato l'annuncio con questo titolo: Pope Gives Women a Vote in Influential Bishops Meeting (Il Papa concede il voto alle donne in un'influente riunione di vescovi). Una lettura senz'altro popolare sui media e a cui anche il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale al prossimo Sinodo, ha strizzato l'occhio nel commento alle modifiche rilasciato a Gian Guido Vecchi de Il Corriere della Sera, dicendo che "il battesimo sia lo stesso per donne e per gli uomini". La vera rivoluzione, però, non è l'accesso al voto delle donne ma quello dei non vescovi, soprattutto dei fedeli laici.

Una discussione già aperta

Il via libera ai laici al voto nel Sinodo riconduce gli addetti ai lavori ad un'altra discussione aperta nella Chiesa dopo la promulgazione della costituzione apostolica Praedicate Evangelium con cui è stata riformata la Curia, aprendo alla possibilità che i laici arrivino a capo di strutture di governo. Il cardinale Gianfranco Ghirlanda, considerato un dei principali artefici della riforma, ha difeso queste innovazioni sostenendo che “la potestà vicaria per svolgere un ufficio è la stessa se ricevuta da un vescovo, da un presbitero, da un consacrato o una consacrata oppure da un laico o una laica ed aggiungendo che “l’uguaglianza fondamentale tra tutti i battezzati, anche se nella differenziazione e complementarietà, fonda la sinodalità”.

Cardinali contrari

Ma il coinvolgimento dei laici in questa chiave non è piaciuta a tutti, anzi. Forti opposizioni sono emerse nel corso del Concistoro sulla riforma della Curia dello scorso agosto, quasi tre mesi dopo l'entrata in vigore della costituzione apostolica. Una delle voci più critiche è stata quella del cardinale Gerhard Ludwig Müller che nell'intervento preparato per l'occasione aveva sottolineato come "la sacramentalità dell’episcopato significa anche che i vescovi non sono né deputati né delegati del Papa" perché "esercitano i poteri spirituali conferiti loro da Cristo durante l’ordinazione nel nome di Cristo, non nell’autorità del Papa, come vuole ancora una volta questo papalismo estremo di oggi". Il porporato tedesco aveva anche detto che "nè il Papa può conferire ad alcun laico in via extra-sacramentale – cioè con un atto formale e giuridico – il potere di giurisdizione in una diocesi o nella curia romana". Concetto ribadito anche in una recente intervista su La Nuova Bussola Quotidiana in cui l'ex titolare dell'ex Sant'Uffizio aveva bocciato la possibilità di laici a capo di qualsiasi dicastero perchè la Curia "è un’istituzione ecclesiastica". E istituzione ecclesiastica è anche il Sinodo in base a quanto scritto da Paolo VI nella Apostolica sollicitudo. Ma il cardinale Müller - che di recente è tornato a tuonare contro l'"apostasia di ampie parti del cristianesimo da Dio" e la "confusione dottrinale della fede rivelata" nella presentazione del libro Èschaton. Gesù di Nazareth e il futuro del mondo di Cristiano Ceresani - non è stato l'unico porporato a rendere pubblico il suo dissenso per l'allargamento ai laici ai ruoli di vertice della Curia. Lo ha fatto, infatti, anche il cardinale Paul Josef Cordes in un contributo in cui ha scritto che:

"se la Chiesa non fa espresso riferimento all'ordo nel suo servizio di guida e questo non è inteso come ancorato in esso - cioè: se il governo della Chiesa si distacca dal sacramento -, rimane soltanto per la sua guida l'autorità monarchica di un uomo mortale, il Papa".

Una posizione ancor più significativa se si tiene conto che Cordes è stato ai vertici del Pontificio Consiglio per i Laici negli anni di Giovanni Paolo II e viene considerato come il grande protettore in Curia dei movimenti laicali.

Polemiche in vista

Considerati questi precedenti non lontani, è probabile che le modifiche ai criteri di partecipazione e di voto al Sinodo provocheranno ulteriori polemiche all'interno della Chiesa. Lo spettro è quello che il Sinodo sulla sinodalità si trasformi in un remake del Cammino sinodale tedesco dove la pressione dei delegati laici si è vista nei momenti più tesi, come quando - a scrutinio segreto - fu bocciata una bozza sul riconoscimento dell'identità di genere per il mancato voto favorevole di due terzi dei delegati vescovi. Un risultato che provocò proteste plateali, lacrime e lamentele. I commenti delle organizzazioni laicali che rivendicano più spazio nella Chiesa per le donne lasciano intuire che uno scenari simile si potrebbe replicare anche a Roma ad ottobre 2023 ed ottobre 2024: Deborah Rose, direttrice esecutiva di Future Church, ha lodato l'apertura prevedendo però che al Sinodo "ci saranno momenti in cui saremo delusi". Ma queste modifiche non sono piaciute proprio a tutte le fedeli impegnate e sensibili al tema della condizione femminile nella Chiesa: intervistata da Adnkronos, la storica Lucetta Scaraffia, già direttrice dell'inserto rosa dell'Osservatore Romano, ha criticato i criteri di selezione dei membri non vescovi che non saranno eletti ma indicati direttamente da Francesco da una lista di nomi presentata dalle Conferenze episcopali. "Sono donne scelte dal Papa - ha notato la docente - che non interpellerà le tante organizzazioni e associazioni femminili che ci sono nella Chiesa.

Questa centralizzazione può diminuire tantissimo la portata innovativa" aggiungendo inoltre di trovare "incredibile questo fatto del Papa sinodale che centralizza sempre di più”.

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