Il Vecio mondiale entusiasmò già in Argentina

Classifica a capocchia, dettata dalla memoria: succede sempre così nei sondaggi che si articolano su un ampio arco di tempo. A essere premiati sono i protagonisti delle imprese più vicine a noi. Altrimenti Bearzot, che portò gli azzurri al successo nel Mundial di Spagna, non figurerebbe al terzo posto dietro Lippi e Sacchi: una bestemmia. Addirittura fuori classifica Pozzo, il ct dell’Italia vittoriosa nel 1934 e nel 1938. Per risultati ed estetica, il Vecio merita di salire sul gradino più alto di questo podio virtuale. Al suo attivo non solo il trionfo del 1982, maturato grazie ai successi su Argentina, Brasile, Polonia e Germania, ma anche il quarto posto di quattro anni prima nel paese di un ancora giovanissimo Maradona.
Come dimenticare il gioco spettacolare degli azzurri, considerato all’unanimità il migliore del torneo? O l’affermazione sui padroni di casa dell’Argentina che poi sarebbero diventati campioni del mondo? Quella Nazionale fu per molti versi più bella e moderna dell’Italia che in Spagna fece sfracelli dopo un avvio stentato. Nel suo curriculum anche il quarto posto all’Europeo del 1980 con tanto di errori arbitrali a nostro danno in semifinale. Se la sfida con Lippi può anche starci, è folle porre Sacchi davanti a Bearzot.

Il Pelatino ha rinnovato il calcio italiano, ma nel Milan di Berlusconi. In azzurro ha fatto flop perdendo ai rigori la finale di Usa 94 contro il peggior Brasile di sempre e uscendo per spocchia al primo turno dal successivo Europeo. Onore al Vecio.

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