Amman«Sono orgogliosa di mio marito, il martirio è una priorità della mia famiglia». Lo dice, in unintervista telefonica al sito del quotidiano spagnolo El Mundo, Defne Bayrak, moglie di Jalil Abu Mulal al-Balawi, il giordano doppiogiochista che il 30 dicembre scorso si è fatto saltare in aria nella base americana di Khost, in Afghanistan, provocando la morte di sette agenti della Cia e di uno dei servizi di Amman.
«Non tocca a me dire se Jalil è o no un martire, ma io sono orgogliosa di lui», racconta ancora la donna, che vive a Istanbul, dove ieri è stata interrogata dallUnità antiterrorismo turca, presenti alcuni funzionari della Cia, che stanno indagando per capire i legami del kamikaze giordano con Al Qaida.
Laureato in medicina, originario di Zarqa, la città natale di Abu Musab al Zarqawi, il leader di Al Qaida in Irak ucciso dagli americani nel giugno del 2006, Balawi era stato reclutato dai servizi giordani e poi da quelli americani - dopo essere stato arrestato ad Amman per incitamento alla Guerra santa - con lobiettivo di ottenere informazioni su Ayman Al Zawahiri, il vice di Osama Bin Laden.
Secondo quanto raccontato ancora dalla vedova del kamikaze, che a Istanbul fa la giornalista, il loro ultimo incontro risale al marzo scorso, quando al-Balawi aveva lasciato la Turchia diretto in Pakistan, sostenendo di voler seguire un corso di perfezionamento in medicina. Nel dirsi sconvolta per quanto successo, la Bayrak - che ha sposato lagente giordano nel 2001 e da lui ha avuto due figlie - ha precisato tuttavia di «non vergognarsi» affatto per lazione da lui compiuta. «Lo ha fatto perché ci credeva», ha detto alle televisioni turche la donna, che ha scritto un libro nel quale paragona Osama Bin Laden a Che Guevara.
Intanto, riferisce il New York Times, ancora ieri, sul sito muslm.net è apparso un post a firma di Abu Dujana al-Khorasani - pseudonimo di al-Balawi sul web - in cui si legge: «Le mie parole moriranno se io non le salverò con il sangue... Uno deve morire per far vivere laltro. Mi auguro di poter essere io quello che morirà».
Nel 2007, il medico giordano di origine palestinese era stato arrestato dai servizi di Amman - che lo avevano poi trasformato in un informatore - proprio per frasi di questo tipo. «Avevo una predisposizione per la jihad e il martirio sin da quando ero piccolo. Se lamore per la jihad entra nel cuore di un uomo, non lo lascerà neanche se lo vuole», diceva nel settembre dello scorso anno in unintervista ad una rivista legata ad Al Qaida in Afghanistan, «Vanguards of Khorasan».
La vedova del kamikaze giordano: sono orgogliosa di lui
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