«Vedovo» del Gasp Questo Genoa vive di stati emozionali, non di gioco

(...) passione, anima, carisma, sudore e lacrime - sia un disvalore, ci mancherebbe. Ma, fra un passionale che strilla in panchina, ma non fa giocare al calcio (ne abbiamo visti in altre ere rossoblù) e un freddo che si emoziona poco, ma fa giocare bene, scegliamo tutta la vita il secondo. Ma non è detto che tutti i tifosi rossoblù siano d’accordo. Ci sta.
Quello su cui insisto è che - al di là dello scellerato secondo tempo di domenica, scellerato non solo per le colpe dell’arbitro - il Genoa è tornato a giocare il calcio più bello d’Italia, secondo solo a quello dell’Udinese, come ai tempi del «Gasp» (esclusi gli ultimi due campionati, ça va sans dire). E il primo tempo di Catania è qualcosa che è degno di entrare direttamente nella storia del Grifo. Certo, con il peccato originale di non essere andati negli spogliatoi sopra di tre o quattro gol.
Il merito di tutto questo è certamente di Ballardini e del suo staff (a proposito, benvenuto nella galleria dei personaggi al suo vice Carlo Regno, straordinario, almeno quanto il Balla nella conferenza stampa dopo la partita. Insieme sarebbero degni di un film). Perchè hanno (ri)insegnato al Genoa a giocare un gran calcio.
Ma anche - e forse è la cosa più importante, che c’entra con la vita prima ancora che con lo sport - perchè il Genoa ha trovato un Uomo. Sì, la maiuscola non è un refuso. Certo, scherzando, si potrebbe ironizzare sulle sue letture confessate a Gessi Adamoli sul Lavoro (lui compra Repubblica, sua moglie il Fatto Quotidiano), con la bellissima confessione «in casa non entrano giornali sportivi. Sinceramente tutte quelle chiacchiere che si fanno intorno al calcio le trovo inutili e anche un po’dannose». Ma il punto centrale sono altre parole di Ballardini. Ad esempio, il continuo riferimento al valore umano del gruppo rossoblù, qualcosa che è difficile sentire dagli allenatori, molto più abituati a pontificare di 4-4-2 e simili.
Ma a farmi amare ancor di più Ballardini - ribadisco, oltre al suo gioco sempre più bello, al netto delle follie catanesi - è la sua passione per il cinema e per il teatro. Il fatto che, con lui, si possa parlare d’altro oltre che di sport. O, ancora, le parole su Genova: «Imparo ogni giorno a conoscerla un po’ di più. Avverto il fascino del paesaggio, il centro storico, l’arte, le abitudini di chi ci abita. Non sono insensibile alla sofferenza che traspare». Insomma, uno vero.


Poi, c’è l’intervista di Walter Alfredo Novellino, proprio al Giornale, dopo il derby: «Ha vinto Ballardini ma mi è antipatico. La presunzione è peggio dell’ignoranza». Intervista che è un complimento. Per Ballardini, ovviamente.

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