Roma - Uno scompaginamento delle carte in tavola «del tutto prevedibile, anzi inevitabile». Tanto che non ha colto di sorpresa i vertici di piazza Sant’Anastasia, certi sin dall’inizio che la stessa nascita del Pd avrebbe fatto da «detonatore» per il centrodestra, portando a «nuovi assetti» e al superamento di «logiche ormai vecchie». Dunque, ora si tratta di andare a sondare le vere intenzioni del Cavaliere, tenendo ferma la barra del timone: nessun dialogo a compartimenti stagni, ma un confronto ad ampio raggio su tutte le riforme necessarie, quella elettorale, la riforma degli assetti istituzionali e la modifica dei regolamenti parlamentari. E nessun do ut des: riforma elettorale in cambio di elezioni anticipate.
Su questo, i vertici del Pd sono categorici: nessuna disponibilità a prestare il fianco agli escamotage di Berlusconi, che potrebbe utilizzare la legge elettorale come contropartita per ottenere di tornare, una volta incassata la riforma, subito al voto. La linea, per questo, deve essere ben chiara sin dall’inizio: il dialogo sulle riforme è cosa ben distinta dalla vita del Governo.
Nella riunione di oggi dell’esecutivo, a quanto si apprende, è stato questo il ragionamento svolto, dopo l’uscita di ieri dell’ex premier. Insomma, nessuna sorpresa per l’annuncio di Berlusconi, anche se «non ci aspettavamo certo quel modo», spiega uno dei partecipanti alla riunione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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