RomaCon il gusto rassicurante delle scenate tra vecchie zie, che le ritrovi lì, uguali a se stesse, nei secoli dei secoli, ecco scendere in pista il Pd al centro della scena politica - complice le difficoltà della maggioranza sui bombardamenti in Libia e lapprossimarsi delle elezioni amministrative.
Una gioiosa macchina da fuoco amico, sconclusionata e autolesionistica. Il segretario Bersani spera di mettere in mutande la politica belligerante del governo, e nel frattempo si ritrova senza Di Pietro e Vendola. DAlema invece ha già dichiarato ai quattro venti il suo sogno, la vendetta covata per un decennio: che Berlusconi perda alle Amministrative e si dimetta, come capitò a lui dopo le rovinose Regionali del 2000. Anche Walter Veltroni coltiva un personale sogno: lo sfratto del segretario usurpatore. Non esita perciò a intervenire a gamba tesa proprio quando il gioco pare farsi duro. Affida una lunga intervista alle pagine del Foglio di Giuliano Ferrara in edicola oggi, e spara sul quartier generale più crivellato di colpi della nazione.
Anzitutto, un affondo contro i giustizialisti del Fatto quotidiano e alleati dipietristi: Veltroni si dice assai «colpito» dal caso Ciancimino, e chiede che le dichiarazioni dei pentiti, prima di essere utilizzate vengano «accuratamente verificate». Ma soprattutto annuncia che dopo le amministrative Bersani non deve sentirsi più tranquillo sulla sua poltrona. Il partito dovrà interrogarsi su dove e come andare. «A prescindere da come finiranno le elezioni, e la chiave di tutto per capire se le cose andranno bene o male saranno naturalmente i risultati di Napoli e Milano, io credo che sia opportuno aprire con il segretario Bersani una discussione seria per capire se il percorso scelto dal partito è quello giusto». Ha voglia Bersani di insistere sul compito di «coagulare» le varie forze e «organizzare» il centrosinistra. «Noi abbiamo le nostre idee, le nostre convinzioni e le nostre proposte - fa sapere Walter - e quando arriverà il momento naturalmente non mancheremo di esporle». Congresso anticipato? «Di qui a convocare un congresso - si schermisce - ce ne corre... Non penso sia ancora il caso di parlarne. Diciamo che si vedrà alla luce della situazione politica». In caso di sconfitta, sintende, Walter pulirà il mirino e punterà dritto al cuore.
Ma la cosa più urgente è coinvolgere i rottamatori, spiega Veltroni. «Io non so cosa succederà nei prossimi mesi, so solo che sarà importante che nel futuro siano coinvolti sempre di più nel progetto del Pd tutte quelle persone di qualità che potrebbero dare una mano al partito... Penso naturalmente a gente come il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, come il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, e come Sergio Chiamparino...». Poteva mancare la celebre «società civile»? Non poteva.
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