Veltroni, rinviato l’addio E su Rutelli ora è scontro

Tutto rinviato, a data da destinarsi. Veltroni non lascerà il Campidoglio nelle prossime 48 ore. In suo soccorso è stato emanato proprio ieri dal Viminale un decreto che permette ai sindaci che si vogliono candidare alle politiche di dimettersi dal loro attuale incarico entro sette giorni dallo scioglimento delle Camere, senza far correre alle loro città il rischio di un commissariamento.
Ieri Veltroni ha messo in secondo piano la «questione romana», sottolineando che «ora sta lavorando perché si faccia un governo, il resto si vedrà dopo». Ma già in mattinata, prima che fosse resa nota la decisione del ministro degli Interni - che peraltro era nell’aria -, il tam tam di voci che davano ormai per immediate le dimissioni del sindaco veniva rispedito al mittente dall’entourage dello stesso Veltroni, il quale sottolineava che «non c’è nessuna intenzione di interrompere anzitempo il normale processo istituzionale che sta portando Franco Marini a verificare l’esistenza o meno di un accordo tra i partiti per fare la legge elettorale prima del voto».
Ma le dimissioni del sindaco sono solo rimandate, non certo escluse. Tanto è vero che nel centrosinistra le grandi manovre per cercare un successore a Veltroni sono iniziate da tempo. In pole position come candidato del centrosinistra, c’è Francesco Rutelli, che pare abbia dato il suo assenso alla proposta fattagli dal partito di tornare in Campidoglio. «Candidare Rutelli - spiegano esponenti del Pd - significherebbe anche mettere forti dubbi a Gianfranco Fini», l’unico candidato che mette davvero paura al centrosinistra, già scottato dalla sconfitta del 1993, arrivata proprio per mano dell’ex presidente della Margherita. E in molti ieri pomeriggio parlavano anche di un accordo fra Prc e Pd, non solo per il Comune, ma anche per la Provincia. Voci però smentite dai segretari dei quattro partiti della sinistra radicale, Massimo Cervellini (Sd), Riccardo Mastrorillo (Verdi), Fabio Nobile (PdCI) e Massimiliano Smeriglio (Prc), i quali, in una nota, spiegano innanzi tutto che per loro la priorità su cui ragionare anche con il Partito democratico è il programma. Poi aggiungono: «Siamo perplessi per l’atteggiamento schizofrenico del Pd, che continua a sostenere di correre da solo alle politiche, mentre già sembra aver scelto i nomi e dato per scontato che alle amministrative a Roma sarà in coalizione con la Sinistra-L’arcobaleno». Smeriglio va oltre e indica in Enrico Gasbarra un nome certo più gradito. Terzo incomodo in questo momento appare il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, che però per il momento glissa: «Aspettiamo anche le decisioni che prenderà il sindaco di Roma Walter Veltroni e quelle che sta maturando Francesco Rutelli. Aspettiamo e vedremo».


La replica del sindaco non si fa attendere: «Una cosa sono le alleanze a livello nazionale e una cosa a livello locale», perché a «livello locale la convergenza avviene su scelte amministrative e non sulla collocazione internazionale». Insomma, la partita nel centrosinistra romano è più che aperta. L’unica cosa davvero certa sembrano le dimissioni del sindaco. Ma per quelle bisogna aspettare Marini.

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