Roma - Acque sempre più agitate nel Pd. A rendere scivolosa la vita del principale partito dell'opposizione, in questo scorcio estivo settembrino, è ancora una volta Walter Veltroni. Aveva iniziato qualche settimana fa, con una lettera al Corriere. Ora va avanti. E crea non pochi imbarazzi a Bersani & C. "Questo partito l’ho fondato e credo di aver dato un certo contributo - spiega Veltroni a Repubblica tv -. Tutto quello che faccio e farò è per il Pd e nel Pd. Però l’unità, che è un valore a cui ho consacrato una vita, la si costruisce insieme e dicendosi la verità. Stamattina sono usciti sondaggi secondo cui il Pd è al 24,6% ed è da questo dato, in un momento di massima difficoltà del centrodestra, che io parto".
Non discuto il segretario "Fare un documento non è spaccare o dividere - spiega Veltroni a Repubblica Tv -. E quando uscirà il documento si vedrà che io non metto in discussione Bersani. Se si discute non si litiga, si discute", prosegue Veltroni. "Se stiamo uniti attorno al 24,6% non andiamo da nessuna parte. Alla crisi del berlusconismo non è detto che segua una stagione di riformismo. Non c’è alternativa pronta e di questo discuto", rimarca l'ex leader democratico.
Il candidato premier Veltroni rompe un tabù: "Allo stato delle cose tutte le candidature sono state annunciate, e come diceva Shakespeare di Giulio Cesare, stimo tutti. Ma non si può escludere di pensare a una candidatura da fuori, a una persona che posa trasmettere l’idea che il centro sono le cose da fare. Dobbiamo essere anche disponibili a cercare anche fuori da noi una leadership che possa federare tutto questo".
Il rapporto con Vendola e Di Pietro "Vendola svolge una funzione molto importante per il centrosinistra, se aggrega la sinistra più radicale che esiste nel paese e dandole identità la porta con la sua fisionomia dentro un’alleanza riformista, perciò con lui bisogna dialogare e avere attenzione". Quanto alla candidatura di Vendola alla leadership del centrosinistra l’ex segretario del Pd ha risposto: "La prima cosa che ha detto è che non vuole stare nel Nuovo Ulivo, ma io pensavo che noi eravamo l’Ulivo, per me il Pd è questo. Penso che Vendola abbia in testa di aggregare un’area e portarla in un rapporto con il Pd, credo che questo sia utile e positivo". E su l’Idv Veltroni ha detto: "Di Pietro deve scegliere quale identità vuole avere, se quella riformista o quella degli attacchi a Napolitano. Ma se non c’è un grande Pd è difficile pensare di costruire una maggioranza, è questa la mia angoscia e la mia ansia".
Sistema elettorale Veltroni parla anche dei "paletti" sui quali cercare un’intesa per l'eventuale nuova legge elettorale. "L’importante è che si tenga fede al bipolarismo, perché i cittadini devono scegliere il governo, i loro rappresentanti con i collegi e le primarie. Questi due principi si possono tradurre in molti sistemi e bisogna tenersi aperti al confronto. Io sono per il doppio turno alla francese, poi c’è il tedesco ma con una soglia del 5%, non alla amatriciana".
Bersani: non può dire che sta dentro e fuori "Il Pd non è il Pdl. Da noi ci sono tutti gli strumenti per partecipare. Non si può dire sto dentro e fuori". Così Pier Luigi Bersani si è rivolto all’ex segretario dei democratici nel corso della registrazione di Porta a Porta. Bersani, per cercare di sviare dai problemi che attanagliano il suo partito, ha voluto fare un'allusione al ruolo di Gianfranco Fini rispetto al Pdl, anche se non l’ha citato espressamente.
Settanta adesioni al documento Sono 35 gli ex popolari che hanno firmato il documento promosso da Veltroni, Paolo Gentiloni e Beppe Fioroni, e una trentina di queste sono state raccolte ieri sera durante una cena a cui hanno partecipato altrettanti deputati e senatori ex popolari, svoltosi in un ristorante sulla piazza del Pantheon, a Roma. Complessivamente il documento dovrebbe avere almeno 70 firme, calcolando oltre agli ex Ppi e ai veltroniani anche i rutelliani che hanno seguito Gentiloni. Di fatto è stata raggiunta la "cifra" alla quale i promotori puntavano per dare il segnale che una nuova componente si è costituita. Il documento dovrebbe essere presentato domenica prossima.
Il no di Franceschini e Marini Tra i parlamentari visti alla cena, oltre a Fioroni, c’erano Gero Grassi, Enrico Gasbarra, Giampiero Bocci, Luciana Pedoto, Simonetta Rubinato, Tommaso Ginoble, Francantonio Genovese, Giampaolo Fogliardi, Rodolfo Viola, nonché i senatori Maria Pia Garavaglia, Mauro Ceruti, Benedetto Adragna, Lucio D’Ubaldo. Tra una portata ed un’altra Fioroni ha raccontato di aver parlato in giornata con Dario Franceschini e Franco Marini, invitandoli a sottoscrivere il documento, ma ricevendo da entrambi un secco rifiuto. Hanno aderito, invece, Arturo Parisi e altri due parlamentari a lui vicini, in nome della battaglia per il bipolarismo e il maggioritario.
Franceschini: errore dividerci adesso Ora che "ci troviamo in modo imprevisto in una crisi profonda e irreversibile del centrodestra e del modello berlusconiano" c’è "il bisogno assoluto di un Pd unito e non attraversato da divisioni". Lo afferma a Repubblica Dario Franceschini aggiungendo che "va debellato quel virus che ha fatto tanto male prima all’Ulivo, poi all’Unione quindi al Pd, cioè di scegliere un leader e, dal giorno dopo, iniziare il lavoro di indebolimento".
Follini si defila "Non firmerò il documento di Veltroni - ha detto il senatore del Pd Marco Follini -. Ma non lo considero certo un atto anti-partito. Penso che dovremmo ragionare sui temi che propone, e riservare anatemi, scomuniche e zelanti manifestazioni di ortodossia per occasioni più propizie".
Marini e Castagnetti Gli ultimi due segretari Ppi, hanno convocato per martedì sera una riunione di tutti gli ex Popolari nel Pd. La riunione serve a fare il punto della situazione dopo l’annuncio del documento Veltroni-Fioroni, a cui gli esponenti vicini a Fioroni assicurano siano giunte 35 firme di ex Popolari. Sia Marini sia Castagnetti in questi giorni hanno, invece, duramente criticato l’iniziativa e ne hanno chiesto ai promotori il ritiro. Mercoledì è poi convocata la riunione di Area democratica e giovedì la direzione Pd.
D'Alema: Bersani nostro candidato premier Smentisce di avere attriti con Bersani e di non condividere la sua linea politica. Rassicura Veltroni sulla difesa del bipolarismo ma soprattutto chiede al partito di non dividersi in "buoni" e "cattivi" proprio ora che c’è bisogno di unità e coesione.
Sono i temi toccati da Massimo D’Alema in un’intervista alla "Stampa" che parte da una domanda: "Berlusconi certo non è finito, reagirà e avremo ancora delle fasi aspre: ma perchè, di fronte alla evidente crisi della destra, il Pd non riesce a crescere? Al di là delle polemiche questo è un problema. Che Bersani, però, con l’importante discorso di Torino, ha affrontato nel modo giusto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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