«Vendetta, non riforma Mediaset perderà un quarto del fatturato»

da Milano

«Il disegno di legge Gentiloni è una vendetta politica, che ci farà perdere almeno un quarto del fatturato». Dopo mesi di silenzio, il presidente Fedele Confalonieri si fa portavoce delle preoccupazioni di Mediaset nei confronti della riforma del sistema televisivo messa a punto dal governo. L’occasione è l’assemblea della Frt, Federazione di radio e tv private, dove è presente lo stesso ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni. Che si è affrettato a difendere la sua creatura: il provvedimento «è solo opposizione al duopolio», ha detto, rinviando al confronto parlamentare che comincerà la settimana prossima.
Il disegno di legge, che è stato approvato dal consiglio dei ministri il 12 ottobre, prevede tra l'altro un tetto più stringente sui ricavi pubblicitari, fissato al 45% della raccolta dell'intero sistema televisivo, e stabilisce che entro 15 mesi dall'approvazione della legge gli operatori che posseggono più di due reti analogiche ne mandino una sul digitale. «Il danno che può fare ai conti di Mediaset - commenta Confalonieri - è molto facile, lo può fare anche un bambino: si tratta di un quarto in meno del fatturato attuale, cui vanno aggiunte le ricadute derivanti dal fatto che una nostra rete dovrà andare sul digitale in tempi brevi. Per colpire Berlusconi si colpisce una società che non è più sua al 65% ma di altri azionisti, molti stranieri». E aggiunge: «In queste settimane mi sono imposto il silenzio per facilitare un confronto politico e parlamentare. Invece mi sembra che ci sia una gran fretta di approvare la nuova legge e che tutto stia andando come le comiche di Ridolini, accelerato. Non c'è nessuna interlocuzione col governo e la maggioranza». La polemica si fa durissima nelle battute finali: «Oggi c'è un cavaliere bianco, o squalo bianco, che è diventato il convitato di pietra e che ha il completo favore di questa legge». Più che un’allusione, una definizione: il gruppo Murdoch, proprietario di Sky.
Ma Gentiloni insiste: nella riforma «non c'è nessuna idea vendicativa o politica - dice - ma una linea coerente con le posizioni che il centrosinistra ha ripetuto quasi ossessivamente negli ultimi cinque o forse dieci anni, e cioè l'opposizione al duopolio».». Anzi, secondo il ministro, l'offerta di Rai e Mediaset tende ad assomigliarsi e quindi «serve un'iniezione di apertura di questo sistema. Se aumenta l'offerta aumenta anche la qualità e dunque il pluralismo che è un bene costituzionalmente tutelato». Il confronto in Parlamento «inizia la prossima settimana, non credo sarà un confronto lampo. La bussola va tenuta su questi grandi obiettivi» per Gentiloni. E ancora: «Ci sono due principali colli di bottiglia presenti nel sistema attuale verso la transizione al digitale: un livello di concentrazione pubblicitaria che non ha paragoni e una posizione bloccata delle frequenze».
Analoghe le posizioni di Pietro Folena, presidente della commissione Cultura della Camera e relatore, insieme a Michele Meta, del disegno di legge: «Non è che qualcuno voglia punire Mediaset o la Rai, ma semplicemente stiamo procedendo verso una riforma liberale del sistema televisivo - dice -. Quando Confalonieri afferma che Mediaset perderebbe un quarto del fatturato, fa una previsione molto discutibile, che considera il mercato pubblicitario un mondo chiuso».
Per Gianfranco Rotondi, segretario nazionale della Democrazia cristiana, le preoccupazioni del presidente di Mediaset sull'impatto del Ddl Gentiloni invece «devono far riflettere.

Se l'azienda del Biscione, come denuncia Confalonieri, rischia di perdere un quarto del fatturato a vantaggio di altre aziende del settore, e se una persona razionale e mai sopra le righe come Confalonieri parla di vendetta, allora siamo di fronte a una situazione di accanimento contro questa azienda».

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