«Entro un anno le organizzazioni non governative straniere non potranno più distribuire aiuti in Sudan». Lo ha affermato oggi il presidente sudanese, Omar al-Bashir, nel corso di un comizio tenuto davanti agli uomini delle forze armate e della polizia di Khartoum. E non c'è stato nessuno, fra quanti ascoltavano il discorso del satrapo nord africano, che non abbia capito qual era l'intento che lo muoveva: la vendetta. Vendetta contro l'odiato Tribunale dell'Aja che ha indicato Bashir al mondo intero per quel chè: un genocida.
«Ho ordinato al ministro degli Affari umanitari - ha detto il presidente sudanese - di fermare entro un anno qualsiasi attività di volontariato delle agenzie internazionali.
Dobbiamo rendere sudanesi le attività di volontariato nel Paese in modo che nessuna organizzazione straniera possa distribuire aiuti alla popolazione». Il piano di Khartoum prevede la possibilità per le Ong straniere di portare nel Paese gli aiuti internazionali affidandone la distribuzione solo alle organizzazioni locali.
La decisione annunciata oggi da Bashir fa seguito a quella presa nei giorni scorsi di espellere dal Paese africano 13 Ong internazionali. Una sorta di guerriglia diplomatica che finirà per isolare ancor di più il già ampiamente emarginato Paese africano. E tutto questo dopo che la Corte penale internazionale dell'Aja ha emesso un mandato di cattura contro il presidente sudanese per i crimini commessi nella regione del Darfur.
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