Marcello Foa
Da tempo Vladimir Putin cercava un pretesto per richiamare allordine la Georgia. E ora che lha trovato non molla la presa, anche se da ieri la crisi potrebbe considerarsi già conclusa, perlomeno formalmente. Il procuratore capo di Tbilisi ha decretato lespulsione dei quattro ufficiali dellesercito russo, arrestati mercoledì con laccusa di spionaggio, e li ha consegnati allOrganizzazione per lo sviluppo e la cooperazione in Europa (Osce), che ieri sera li ha consegnati alle autorità russe.
Ma al Cremlino questo non basta. Vuole le scuse formali, vuole soprattutto, un atto di costrizione del giovane presidente Mikhail Saakashvili, che porta con sé una colpa gravissima: è luomo che ha guidato la rivoluzione rosa del 2003, grazie alla quale ha sottratto il suo Paese allinfluenza russa e lo ha portato sotto lombrello americano. Ieri Putin ha annunciato il blocco di tutti i collegamenti con la Repubblica caucasica: terrestri, aerei, marittimi, postali, nonché un boicottaggio economico, che prevede la sospensione dei trasferimenti finanziari. La Georgia si trova improvvisamente sotto embargo, secondo modalità che ricordano il ricatto energetico attuato nei confronti dellUcraina lo scorso inverno.
E infatti il governo di Mosca mira a ottenere il bis. La crisi del gas dello scorso gennaio ha dato il colpo di grazia alla coalizione arancione che tante speranze aveva suscitato a Kiev, e oggi leroe di quei giorni, Viktor Yushchenko - attuale presidente - deve convivere con il suo rivale, Viktor Yanukovic, oggi primo ministro. LUcraina non è più al 100% un feudo americano.
Il capo del Cremlino ha avviato le grandi manovre per «riportare allovile» anche la Georgia. Le ritorsioni annunciate ieri sono destinate a danneggiare seriamente leconomia del Paese: il congelamento delle rimesse bancarie è doloroso, considerando i moltissimi georgiani che lavorano in Russia e trasferiscono i loro risparmi alle famiglie in patria; per i prodotti agricoli quello russo resta il primo mercato e ora tonnellate di prodotti rischiano di marcire; infine, con linverno alle porte, Tbilisi potrebbe trovarsi presto senza petrolio e gas.
Il presidente Saakashvili ha cercato di minimizzare le minacce russe: «Le regole del gioco sono cambiate - ha dichiarato -, lUrss non esiste più e noi non possiamo essere trattati come vassalli», e tenendo a freno la sua indole polemica ha lanciato un appello al dialogo: «Il messaggio è chiaro: quando è troppo è troppo. Sediamo a un tavolo e parliamo; vogliamo intrattenere buone relazioni».
A spingerlo alla moderazione sono stati gli europei e soprattutto gli americani, che in questo momento non vogliono una nuova crisi nel Caucaso. Il presidente dellOsce, il ministro degli Esteri belga Karel De Gucht, ha invitato Mosca a dar prova di moderazione. Lo stesso Bush ha alzato la cornetta e ha chiamato Putin, ma senza ottenere lesito sperato. Lamico Vladimir, secondo quanto riferito dal portavoce presidenziale Alexei Gromov, avrebbe sottolineato che «per la pace e la stabilità dellarea sono inaccettabili e pericolose le azioni di Paesi terzi interpretabili dai georgiani come un incoraggiamento alla loro politica distruttiva». Ovvero: caro George, tieniti alla larga che questarea è nostra.
I rapporti tra i due erano migliorati lo scorso luglio, in occasione del vertice del G8 svoltosi a San Pietroburgo. Ma poi la decisione della Casa Bianca di imporre sanzioni ad alcune società russe in affari con il governo iraniano ha provocato un nuovo raffreddamento.
marcello.foa@ilgiornale.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.