«Vendiamo un milione di case popolari e tagliamo i mutui»

L’operazione vale 30 miliardi e Brunetta, dopo averla proposta, ha minacciato di lasciare Palazzo Chigi se non sarà realizzata

Gian Maria De Francesco

da Roma

Dismettere gli immobili degli ex Iacp (istituti autonomi case popolari), assicurare un alloggio a 500mila famiglie bisognose e recuperare almeno 25 miliardi di euro di risorse per aiutare coloro i quali hanno intenzione di acquistare un’abitazione. Questo il progetto di Renato Brunetta, europarlamentare di Forza Italia e consigliere economico del presidente Silvio Berlusconi. La sua realizzazione è legata a un emendamento alla Finanziaria attualmente all’esame della commissione Bilancio della Camera. Ma una sua eventuale bocciatura potrebbe determinare le dimissioni del consulente di Palazzo Chigi.
«Le case popolari appartenenti all’ex Iacp - ha spiegato Brunetta nel corso di un convegno organizzato da Confedilizia - sono circa un milione e hanno un valore catastale vicino ai 100 miliardi di euro, mentre il valore di mercato è di 2-3 volte superiore. Il bilancio di gestione di questi enti è complessivamente passivo per circa 4-5 miliardi all’anno». Si tratta, secondo Brunetta, di attivi immobiliari «che non rendono nulla», in pratica un «capitale morto». La vendita di questi alloggi, invece, potrebbe generare dai 25 ai 30 miliardi.
«Il 10% circa degli immobili - ha sottolineato l’economista - è rappresentato da box e negozi che potrebbero essere ceduti a valori catastali o a prezzi di mercato. Un altro 40% appartiene a famiglie di reddito non basso che vorrebbero comprare a prezzi catastali con il meccanismo del riscatto, mentre il restante 50% è occupato da famiglie bisognose e a queste la casa va data con il trasferimento di proprietà». Questo meccanismo, ha aggiunto Brunetta, «non fa male a nessuno perché trasforma il valore catastale in valore di mercato».
I 30 miliardi ricavati dalla vendita, infine, potrebbero essere impiegati «per abbattere del 30% in cinque anni i mutui per le giovani coppie, per i mutui agevolati alle cooperative che decidono di costruire e per gli assegni famigliari ai meno abbienti». A regime il sistema dovrebbe generare minori perdite e un maggior gettito fiscale per complessivi 5 miliardi. Il finanziamento delle agevolazioni dovrebbe essere così assicurato. «È un meccanismo perfetto - conclude - e realizzarlo non costa nulla. Sto facendo una battaglia per farlo diventare legge. È l’ultimo treno: o si approva o mi dimetto da consigliere economico di Palazzo Chigi».
Gli ostacoli alla realizzazione del piano, però, sono molteplici. Il primo è di natura tecnica. Secondo fonti della maggioranza, l’emendamento non sarebbe ammissibile nella legge di bilancio perché non incide sui saldi da finanziare. In secondo luogo, i tecnici della Camera avrebbero sollevato dubbi di costituzionalità perché le politiche sulla casa, in base alla riforma della Costituzione recentemente varata, sono di stretta competenza delle Regioni. «È gravissimo che si leggano anticipazioni sull’inammissi-bilità senza che ci sia stato un pronunciamento formale (atteso oggi in mattinata, ndr). L’impressione è che dietro questa scelta ci possa essere una valutazione politica», ha dichiarato Guido Crosetto (Fi), primo firmatario dell’emendamento ideato da Brunetta.

«Tanto i dubbi di costituzionalità quanto l’inam-missibilità appaiono argomentazioni debolissime contro le quali, in caso di bocciatura, faremo ricorso», spiega Crosetto a Il Giornale.
L’emendamento, infatti, prevede che la dismissione degli immobili sia effettuata in accordo con la conferenza Stato-Regioni.

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