Vendita Serravalle sempre più lontana

Vendita Serravalle sempre più lontana

Vendita Serravalle, ancora un rinvio. Nulla di fatto ieri alla commissione congiunta Bilancio e Trasporti di Palazzo Marino convocata per dare un’accelerazione all’asta per la cessione delle quote in mano al Comune. Alla fine la decisione di convocare un’ulteriore seduta per esaminare la delibera di vendita e mettere in agenda l’audizione del presidente di Serravalle Giampio Bracchi. Richiesti anche l’esame del piano industriale della società e un approfondimento della relazione finanziaria predisposta dall’advisor Lazard. Più che perplesso, in commissione, il centrosinistra che alla vendita della quota di capitale preferirebbe ricostruire una «relazione virtuosa» in seno alla società con l’altro ente pubblico, la Provincia. Per l’assessore Giorgio Goggi, invece, l’offerta di 8 euro per azione «è estremamente vantaggiosa, tanto più che la quota posseduta dal Comune non permette a Palazzo Marino di partecipare alla governance dell’azienda».
Immediata la controproposta di Palazzo Isimbardi. «Propongo al Comune - il rilancio del presidente ds Filippo Penati - di conferire ad Asam tutte le quote di Serravalle e di Sea per realizzare una holding di 3 miliardi di euro per le infrastrutture. Come Provincia siamo disposti ad andare in minoranza in Asam, purché si riesca a realizzare una società robusta e capace di governare gli investimenti per le infrastrutture. Il Comune ha dovuto prendere atto che non c’è stata risposta positiva del mercato per la vendita del 33 per cento di Sea, che la commissione comunale Bilancio e Trasporti non ha dato il via libera alla vendita del 18,6 per cento di Serravalle e che dopo un ardore di privatizzazioni il candidato sindaco di centrodestra vuole riacquistare le farmacie. Conferendo ad Asam tutte le quote, si potrebbe dar vita a una holding industriale-finanziaria di un valore di poco meno di 3 miliardi di euro.

Così si potrà andare alla quotazione in Borsa del 49 per cento di questa società, quotazione che permetterebbe di mantenere il controllo pubblico e nello stesso tempo di incassare 1 miliardo e mezzo di euro. Far cassa e realizzare le infrastrutture».

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