da Milano
Ma quantè stretto il rapporto tra il cinema e la canzone dautore. Sono tantissimi i film che contengono, addirittura a partire dal titolo, riferimenti ai brani della nostra tradizione di musica leggera. Proprio Nanni Moretti nella Stanza del figlio aveva citato la canzone Insieme a te non ci sto più, da cui il verso «arrivederci amore mio» che dà il titolo al film di Michele Soavi di cui parliamo in questa pagina. E Nanni Moretti è stato tra i più compiaciuti nel citare titoli e testi di una bella fetta di canzone italiana. In Aprile canticchia Ragazzo fortunato di Jovanotti. Nella Messa è finita ecco Ritornerai, lassai malinconico brano di Bruno Lauzi. E in Palombella rossa spunta E ti vengo a cercare di Franco Battiato. Idem per Carlo Verdone, che ha intitolato addirittura due suoi film, Ma che colpa abbiamo noi (dai Rokes) e Al lupo al lupo (da Dalla). E se almeno tre canzoni di Antonello Venditti sono diventate il titolo di un film (lultima è Notte prima degli esami), Rino Gaetano viene in mente (anche) con il film Il cielo è sempre più blu di Antonello Grimaldi. E se lasciamo da parte le canzoni scritte dietro richiesta esplicita (ad esempio Ultimo bacio di Carmen Consoli per il film di Muccino) oppure le colonne sonore scritte apposta (Francesco De Gregori per Muro di gomma di Marco Risi), il sottile filo rosso che lega la musica al cinema italiano parte addirittura ai tempi di Piero Tellini, che nel 1959 girò Nel blu dipinto di blu (scritto da Zavattini e Scola) con Modugno nel ruolo di protagonista e Franco Migliacci, che è il paroliere della canzone, in una parte secondaria. Poi ci furono i musicarelli. E infine le citazioni colte o compiaciute di tanti registi dagli anni Ottanta a oggi.
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