Vendola spara: «Lombardia mafiosa» Formigoni lo gela: «Ma si droga?»

MilanoForse si era dimenticato di togliere il costume di Masaniello indossato al teatro Petruzzelli di Bari e ha solo proseguito nel copione di scena. Un altro show, con un’ambientazione già curiosa per il leader della sinistra ecologica e post-marxista, la milanese Piazza Affari sede della Borsa. Lì Nichi Vendola, forse abbacinato dalle atmosfere business class, si è completamente dimenticato di quel che succede nella sua Puglia e si è fatto censore di quel che fanno in Lombardia, soprattutto nel settore sanità, che nella regione amministrata da lui è oggetto di indagini giudiziarie e fonte costante di scandali e promozioni sospette. Ma pur governando (con parecchi problemi) la Puglia, ha voluto dire la sua sugli amministratori lombardi, cioè sulla «regione più mafiosa d’Italia», con un livello altissimo di «pervasività dell’organizzazione ’ndranghetista che controlla le Asl e ha i propri boss che organizzano le proprie riunioni negli ospedali». Già che c’era Vendola-Masaniello (ma anche un po’ Saviano) ha denunciato il «circuito di appalti che ruotano attorno a tutte le pubbliche amministrazioni di questa Regione», le «classi dirigenti del Nord colpevoli di omertà istituzionale» e la Lega Nord che «nonostante una sistematica predicazione anti meridionale, non è stata molto schizzinosa nei confronti di quei meridionali che fanno riferimento alle ’ndrine».
La sequenza di risposte alle fucilate anti-lombarde del presidente pugliese (che però è più spesso fuori da Bari, lavorando di fatto alla propria campagna elettorale come candidato del centrosinistra quando sarà tempo) è arrivata nel giro di qualche minuto, con un Roberto Formigoni veramente furente: «È un miserabile, lo sapevamo e lo conferma. Tra l’altro ripete le stesse parole che ha detto venti giorni fa. Quindi probabilmente è sotto l’effetto di qualche sostanza». Formigoni si riferisce forse a qualche sostanza psicotropa che cancella i ricordi, perché ancora qualche settimana fa gli aveva fatto una domanda: «Come mai il suo ex assessore Tedesco non è stato messo in galera? Non è in galera solo perché il Pd lo ha fatto senatore, e Tedesco ha detto con chiarezza che gli stessi reati commessi da lui li ha commessi anche Vendola? Come mai due pesi e due misure? Risponda Vendola come mai non è in galera in questo momento, poi potrà dire qualcosa su una Regione che è l’esempio per la sanità, non solo per la Puglia ma per tutte le Regioni».
Per coincidenza, mentre Vendola fa il suo show anti-polentoni a Milano, su Panorama compare un’intervista all’ex assessore alla Sanità pugliese Alberto Tedesco che parla della sua vicenda giudiziaria e attacca direttamente Nichi Vendola: «Un uomo privo di sentimenti - racconta Tedesco - Con lui, sino a quando gli sono stato utile elettoralmente, ho avuto ottimi rapporti. Anche quando ero indagato. Dal giorno dopo le elezioni del 2010 mi ha accuratamente ignorato». Il senatore Pd ironizza anche sull’interesse di Vendola per le nomine dei vertici della sanità regionale («Nelle sue famose “narrazioni” c’è un posto anche per i direttori generali»).
Non solo Formigoni, ma anche la Lega è furente con Vendola. Il vicepresidente della Regione e capo della delegazione della Lega Nord, Andrea Gibelli, propone un’azione legale: «Ha superato la misura. La Lombardia deve costituirsi parte lesa come danno d’immagine sul piano nazionale e internazionale, rigettando con forza le accuse infamanti di uno che dovrebbe guardare in casa propria rispetto alla criminalità organizzata». Anche Davide Boni, altro leghista di peso in Regione Lombardia (è presidente del Consiglio regionale) collega l’uscita vendoliana con i problemi di casa sua: «È comprensibile che Vendola perda il proprio tempo a lanciare accuse infondate per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla tragica gestione dell’amministrazione pugliese».
Poi la palla passa a Vendola, che torna brillante sul riferimento alle sostanze stupefacenti. «Formigoni ha perso le staffe. Se cerca qualcuno dedito all’uso di sostanze stupefacenti non si deve rivolgere a me, ma può guardarsi intorno». Quindi chiude la rissa Formigoni, ribadendo il «miserabile», perché «stravolge la realtà», che è opposta.

«Noi siamo la regione che è più sotto attacco di mafia, ’ndrangheta e criminalità organizzata, che di certo non sono nate nel nostro territorio, ma che sono venute a minare il lavoro delle nostre aziende, dei nostri cittadini e a insidiare le nostre istituzioni, altro che Lombardia regione più mafiosa d’Italia!». Gong finale. Per ora.

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