Vendola tenta di cannibalizzare Bersani e il Pd: "Dobbiamo unirci in un nuovo soggetto politico"

Dopo la vittoria alle amministrative, cresce il pressing del leader Sel per fare quanto prima le primarie e di formare un nuovo soggetto politico con Pd e Idv. Ovviamento con lui candidato premier. Ma il caso milanese dovrebbe fargli capire che certi poteri forti sono ancora col Pd

Vendola tenta di cannibalizzare Bersani e il Pd: 
"Dobbiamo unirci in un nuovo soggetto politico"

Roma - Il cantiere dell'alternativa tanto sventolato dal governatore pugliese Nichi Vendola passa per la rottamazione di Pier Luigi Bersani e del vecchio modo di far politica degli ex Ds. Nel futuro della sinistra il leader del Sel vede una rivoluzione anti oligarchica che, partita con la zampata su Milano e su Napoli, punta dritta dritta ai palazzi romani. Una rivoluzione che passa attraverso la nascita di un nuovo soggetto politico che metta insieme Pd, Idv e Sel. Ma non solo. Adesso nelle mire di Vendola c'è anche il Terzo polo - quei centristi disposti a farsi cannibalizzare dalla sinistra pur di stare al potere.

C'è qualcosa nell'aria, questo sì. Lo si è visto a Milano, dove i poteri forti hanno abbandonato Letizia Moratti e dove il vendoliano Giuliano Pisapia sta mettendo insieme una Giunta incolore dove l'ex democristiano Bruno Tabacci è in pole position per l'assessorato al Bilancio. C'è chi dice che dietro alla nomina dell'esponente dell'Api ci siano proprio quei poteri forti che vogliono mettere un freno all'avanzata delle cooperative rosse e di un certo modo di fare economia. Fatto sta che da Milano a Roma il passo è breve. Ed ora che Vendola sa di avere il coltello dalla parte del manico si prepara a puntarlo al collo degli alleati. Sono settimane difficili. I rapporti piuttosto tesi. Giorni in cui volano brutti epiteti. Per poi fare la pace. Mentre Bersani insiste sul fatto di stendere prima un programma e poi indire le primarie del centrosinistra, Vendola vuole subito la leadership. "Alle amministrative ha vinto una spinta anti oligarchica che si era affacciata nello straordinario processo democratico delle primarie e ha restituito vitalità e anima alla proposta politica del centrosinistra - spiega Vendola in una intervista al Corriere della Sera - e ha perso il politicismo che domina soprattutto i palazzi". Il leader del Sel sa che al programma del Pd è stata preferita la linea estremista, che al vetusto establishment è stato preferito un outsider. Un risultato che ha fortemente preoccupato i vertici del piddì che stanno lavorando per metterci una pezza.

"Ciascuno di noi dovrebbe cimentarsi con il futuro invece che con il passato - avverte Vendola lanciando un monito a Bersani - c'è qualcosa di stantio, c'è puzza di naftalina nell'uso disinvolto delle etichette ideologiche con cui reciprocamente ci chiamiamo". Per questo, il leader del Sel propone di rompere "il retaggio della biografia" del centrosinistra per mettersi "tutti quanti in mare aperto, a guardare la scena nuova della politica perché c'è una scena nuova della società". Per Vendola, la forma partito è superata, passata, da cestinare. Non è il solo a pensarla così. Nel Pd Goffredo Bettini ha proposto la creazione di un nuovo soggetto unitario. Nicola Latorre è andato oltre: ha proposto al Sel di essere, insieme ai democratici, i cofondatori di un nuovo partito. E ancora: in Toscana il governatore Enrico Rossi ha ipotizzato una lista unitaria di Sel, Pd e Idv. Insomma, addio taglio degli estremismi a cui aveva lavorato Walter Veltroni. 

"Nel cantiere dell'alternativa non distribuiamo le magliette con i colori delle squadre - spiega Vendola nella chiacchierata con Maria Teresa Meli - ma apriamo piuttosto le porte anche a tanti altri che non vengono dai partiti e che portano, competenze, esperienze di vita, ricchezza di cultura". Per il leader del Sel, tutti quanti sono chiamati a mettersi in gioco. Ma sa che - in questo momento politico - nel centrosinistra è lui a poter dettare la linea a Bersani. Per questo il pressing sulle primarie sta diventando ogni giorno sempre più insistente. "Dovremmo concepirle come il catalizzatore di una formidabile mobilitazione delle idee - continua Vendola - sapendo che chi le vince ha come compito primario quello dell'allargamento della coalizione". L'esatto opposto di quanto proposto da Bersani, appunto. Eppure il caso milanese dovrebbe far intuire a Vendola che certi poteri forti non hanno alcuna intenzione di affondare le vecchie "oligarchie" democratiche.

Solo in futuro potrà essere più chiaro se la scelta di Tabacci sia dettata da un rapporto personale con Pisapia o se vi sia da un lato la regia dei poteri forti e dall'altro la consapevolezza del Pd che, qualora dovesse riuscire il colpo, Milano potrebbe diventare il modello elettorale con cui tentar di vincere le prossime politiche.

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