Venezia città aperta: luna di miele gratis per gli sposi gay di Spagna

Carlos ed Emilio diventano lo spot per l'Associazione degli albergatori: «È un segnale per il mondo, siamo una località accogliente e che non discrimina»

Venezia città aperta: luna di miele gratis per gli sposi gay di Spagna

Marco Toscano

da Venezia

Se lo scopo doveva essere quello di promuovere gli hotel veneziani, in cerca di rilancio dopo la crisi seguita all’11 settembre 2001, l’obiettivo è stato raggiunto. La proposta dell’Associazione albergatori di offrire la prima notte di nozze in laguna a Carlos ed Emilio, i primi sposi gay spagnoli, è diventata questione politica e ideologica. Ma soprattutto si è trasformata in uno spot per la categoria. L’Ava non si è fatta sfuggire l’occasione: appena saputo che Carlos Baturin ed Emilio Menendez avevano scelto la Laguna per la loro luna di miele in autunno, il direttore Claudio Scarpa ha rilanciato l’idea: «Regaliamo noi la prima notte di luna di miele a Venezia a Carlos ed Emilio», ha annunciato ieri. «È un segnale per tutto il mondo - ha aggiunto -. Venezia è città accogliente e di pace. Pur non volendo entrare nel merito della discussione del provvedimento attuato in Spagna, con questo semplice regalo di nozze vogliamo dare un forte segnale in un momento molto delicato dal punto di vista delle discriminazioni e dell'integrazione: Venezia si batte contro ogni tipo di discriminazione, è una città accogliente aperta a tutti senza alcuna differenziazione per religione, razza, condizione o preferenza sessuale».
Carlos ed Emilio sono già un simbolo. Sono molte le guide per gay che danno Venezia come meta particolarmente indicata per soggiorni o vacanze, e in queste guide ci sono tanti hotel e locali consigliati. Del resto le coppie omosessuali rappresentano un tipo di clientela che agli alberghi può portare buona ricchezza. Inquadrati come «single», perdipiù senza figli, generalmente con una capacità di spesa ben superiore alle coppie eterosessuali e spesso con un livello culturale medio alto, i gay costituiscono un target su cui puntare.
Chi teme un consistente aumento del turismo omosessuale, invece, è non solo il vicepresidente del Veneto Luca Zaia - che parla apertamente di danno di immagine per il turismo della regione - ma anche la Chiesa. Vige il riserbo tra i più stretti collaboratori del patriarca Angelo Scola - cardinale molto vicino a papa Benedetto XVI - ma dagli ambienti della Curia trapela a mezzavoce un deciso malcontento. L’iniziativa dell’Ava viene liquidata come investimento promozionale e criticata nei contenuti perché c’è il timore che Venezia possa diventare città simbolo della divisione tra favorevoli e contrari alla parità di diritti civili tra gay e eterosessuali. Una sorta di testa di ponte per far passare anche in Italia la legge adottata dal Parlamento spagnolo.
Nel frattempo, però, l’amministrazione comunale di centrosinistra ha già dato un segnale chiaro di apertura ai gay. L’assessorato alla Cultura delle differenze ha annunciato un osservatorio per monitorare il mondo dei «diversi». Una iniziativa inedita in Italia - ha spiegato l’assessore Franca Bimbi – che abbiamo deciso di varare anche in virtù del fatto che nello statuto comunale è presente una prospettiva di non discriminazione degli omosessuali».

L’assessore Bimbi ha sottolineato come oggi in città ci siano molti gruppi di cittadini gay, lesbiche, bisessuali siano attivi politicamente e culturalmente, anche nel chiedere il riconoscimento dei diritti alla propria vita di coppia.
L’Arcigay veneta plaude all’iniziativa del Comune, come a quella dell’Ava. Ma la città delle duecento chiese attende di sapere quale sarà la risposta della Curia.

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