Venezia - Il licenziamento "vale per i fannulloni di Brunetta", non certo "per chi fa bene il proprio dovere". Non vuol sentir parlare di provvedimenti punitivi Gianni Curti, il presidente della cooperativa "Verona '83" per la quale lavora il guardasala sotto accusa che a Venezia ha bloccato una turista con il velo al museo di Cà Rezzonico.
Nessun provvedimento Curti anticipa all’Ansa i contenuti della lettera inviata nel pomeriggio al direttore dei Civici Musei Veneziani, Giandomenico Romanelli, che aveva chiesto spiegazioni sull’accaduto. "Non ho nessuna intenzione di licenziare il guardasala - spiega - perchè si è attenuto scrupolosamente alle regole e alle leggi". Nessuno, sottolinea, avrebbe impedito alla signora di entrare: due dipendenti si sarebbero limitati a dire cortesemente alla turista "che il suo abbigliamento non era in linea con quanto prescrive il regolamento dei musei veneziani", ma che comunque "poteva continuare la visita". Il guardasala, precisa, ha consultato il suo supervisore, ricevendo l’indicazione di accompagnare la famiglia nell’ufficio informazioni per chiarire la questione. "Dopo essere stata invitata a continuare il percorso espositivo - conclude Curti - la famiglia ha detto di non essere più interessata alla visita".
L'appoggio di Galan "Bene ha fatto quel guardasala quando ha deciso di chiedere informazioni sul da farsi di fronte ad una donna invisibile". Il governatore del Veneto Giancarlo Galan difende il custode di una delle sale del museo di Cà Rezzonico che ha bloccato la signora musulmana velata dal niqab. "Due eccessi contemporaneamente sono di troppo, due 'veli' contro la ragione sono per davvero inaccettabili", afferma Galan, invocando "decoro e rispetto quando si entra in un museo". "Subito c’è chi parla di provvedimenti disciplinari contro colui che ha bloccato la signora in niqab islamico - sottolinea il governatore - Pare anche che il direttore del museo abbia detto 'bastava un pò di buon senso'. Ma di che buon senso stiamo parlando, quando si tratta di garantire sicurezza e dignità nel corso di una visita in un museo?". Galan ricorda che "in Italia esistono leggi e circolari ministeriali che, tra il 1975 e il 2000, hanno, con spirito di tolleranza, comunque normato una questione assai delicata: ogni genere di copricapo va bene, ogni genere di velo può essere accettato purchè l’indumento mantenga il volto scoperto". Così dicono leggi e circolari ministeriali e pertanto bene ha fatto il giovane lavoratore . E sottolinea: "Sia chiaro, simili usi e costumi non appartengono ai doveri imposti dalla religione islamica.
Rientrano in alcune tradizioni". Il presidente della Regione cita quindi quello che accade in altri paesi occidentali, per esempio, in Francia, dove "ormai da tempo si accede alle zone museali solo se ci si sottopone al metal detector".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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