Venezuela, Chavez svaluta e si scatena l’accaparramento

TRUCCO L’annuncio è stato dato in televisione in contemporanea con un incontro di baseball

Il Caudillo non è riuscito a incantare il suo popolo. La paura è arrivata lo stesso. È bastata quella parola: «svalutazione», a spaventare il Venezuela. Eppure lui che sapeva, ha scelto con cura il momento per dare l’annuncio. Si è presentato in televisione proprio mentre il Paese stava guardando la partita di baseball. Si è presentato a un popolo distratto per dire che il bolivar, la moneta locale, varrà di meno: da 2,15 passerà a 2,60 per dollaro.
A poco è servito distrarre i suoi telespettatori, parlando di un fantomatico attacco aereo americano appena respinto: il panico è arrivato lo stesso a Caracas, la mattina dopo; puntuale si è presentato davanti alle porte dei negozi di elettronica, di televisioni, di computer. La paura aveva già invaso le casse, tra le code, tra gli spintoni della gente che diceva: «È l’inizio della fine». Chi la sera prima stava guardando la partita ha potuto rivedere un Chavez registrato che in video ripeteva: «svalutazione». Allora anche loro si sono precipitati a comprare. Tutti ad accaparrarsi forni, televisori, computer. A molti nemmeno serviva un frigorifero nuovo, ma il giorno dopo l’annuncio non resta più nulla. Solo paura. L’assalto si capisce così, sfogliando la storia del Sud America, la gente teme perché sa, perché ha già visto, lo ha già vissuto sulla propria pelle. «Svalutazione» in America Latina vuol dire l’inizio del fallimento. Lo sa bene l’Argentina, con il corralito di Menem, il default che ha spazzato via la classe media. Lo sa il governo di Chavez che ha sempre detto no alla svalutazione del bolivar. Fino a venerdì sera, quando il Caudillo ha avuto la meglio. La svalutazione farà valere il bolivar da 2,15 a 2,60 per dollaro per i generi di prima necessità, come farmaci e alimentari, mentre per tutti i generi voluttuari il cambio è stato fissato a 4,30 bolivar a dollaro. L’obbiettivo di Chavez è chiaro: «Rinvigorire l’economia venezuelana, frenare le importazioni e stimolare l’esportazione».
Quello che preoccupa è soprattutto il secondo livello di cambio, il 4,30 bolivar a dollaro che verrà applicato a «Tutto il superfluo».
«Sono stato in coda, aspettando di entrare nel negozio per più di due ore» racconta Miguel Gonzalez, un ingegnere di 56 anni. «Ho comprato un televisore perché so che da lunedì tutto costerà il doppio». «Questa è la cronaca di una morte annunciata, ma non da adesso, ma da anni», dice il professore di economia dell’Università Cattolica, Gustavo Rojas. Fino ad oggi infatti il governo aveva deciso di non svalutare la moneta, ma venerdì Chavez ha avuto finalmente il parere favorevole. Il Caudillo è convinto che la manovra servirà ad attivare un processo che da un lato fermerà le importazioni, e dall’altro favorirà le esportazioni. Secondo i dati della Commissione economica per il Sud America, il Venezuela è stato il Paese con la più alta caduta delle esportazioni del 2009. Secondo l’economista Rojas ci sono due motivi dietro la decisione: «Da un punto di vista storico tutte le svalutazioni vengono annunciate i primi mesi dell’anno, e il Venezuela è un Paese che va peggio di quanto gli economisti stessi si aspettavano. Ma non solo, a settembre ci saranno le elezioni parlamentari, e c’è il tempo di digerire la manovra. E a gennaio la gente sta pensando alla stagione di baseball».

Intanto la televisione e la radio di Stato hanno iniziato ad usare al posto di svalutazione «aggiustamento». Suona meno spaventoso. Una stazione radio difende il leader trasmettendo in continuazione una canzone argentina che si intitola «Imbecille», un messaggio nemmeno tanto velato a chi critica il capo.

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