Dopo ventidue anni ecco come i moderati possono prendersi Tursi

Dopo ventidue anni ecco come i moderati possono prendersi Tursi

(...) volessero, certo.
Dopo le primarie del centrosinistra, ancor di più. Perchè la designazione a candidato sindaco di uno come Marco Doria radicalizza parecchio lo scontro sul lato sinistro della coalizione - soprattutto con la posizione contro la Gronda - lasciando praterie sul versante moderato.
E verrebbe quasi da dare ragione a Michele Scandroglio, coordinatore regionale del Pdl - fra l’altro il meno colpevole di questa situazione, visto che, furbo com’è, si è intelligentemente tenuto fuori dalla surreale situazione genovese - secondo il quale la mancata scelta del candidato sindaco da parte del centrodestra è una fortuna, perchè in questo modo si riesce a tarare la candidatura sul vincitore delle primarie.
Verissimo, se solo ci fosse un’idea, un nome. Insomma, se non fosse ignavia, sarebbe una geniale strategia.
È chiaro però che, a questo punto, non bisogna puntare in alcun modo su vecchi politici o rappresentanti eletti a Roma. Lo schiaffone dato dagli elettori a Roberta Pinotti dimostra che i cittadini non vogliono in alcun modo coloro che siedono in comode poltrone parlamentari e da quelle mirano a Genova. Si era visto in occasione delle regionali quando Sandro Biasotti non ci diede retta e corse da deputato, con i risultati che si sono visti.
Si è visto con la Pinotti alle primarie e credo che si vedrà con Musso qualora Enrico vada avanti fino in fondo con la sua candidatura. Anche se credo che, invece, si possa ragionare su un’alleanza con Oltremare, ma che parta da altri nomi, senza preclusioni. E c’è già chi ragiona su grandi alleanze, come pare stiamo facendo il Terzo Polo e alcuni scajoliani, con una serie di manovre partite già la notte scorsa, appena sono stati noti i risultati delle primarie genovesi. Il tutto potrebbe portare alla candidatura di Lorenzo Cuocolo, esponente montezemoliano di Italia Futura. Persona degnissima, per carità. Ma non propriamente uno di rottura o uno che esalta le folle. Staremo a vedere.
Il vero limite di Musso per gli elettori della città - più ancora che il tradimento di Berlusconi e degli elettori berlusconiani, noto solo a chi segue la politica - sarà proprio il suo essere senatore e l’aver già perso una volta. Insomma l’essere percepito, magari senza esserlo fino in fondo, come un vecchio arnese di una politica sempre più frenetica che macina velocemente ruoli e personaggi. E, del resto, è stato perfetto Marco Doria quando la scorsa settimana, ai microfoni di Davide Lentini su Radio Babboleo News, ha detto: «Io corro per fare il sindaco e per rimanere a Genova, non per costruirmi trampolini per seggi parlamentari a Roma». Chapeau.
Perchè proprio qui sta la forza dirompente del messaggio di Doria. Anche se condivido davvero poco del suo programma e non apprezzo molti di quelli che lo sostengono, da don Gallo a vecchie strutture movimentiste e comuniste, il professore che ha vinto le primarie mi pare una persona davvero perbene dal punto di vista umano, uno che infonde una forza tranquilla, uno che dà carezze dialettiche, per assestare pugni (chiusi, per l’appunto) a vecchie strutture, uno lontano da certi centri di potere in cui un certo Pd ha sguazzato fino ad oggi. E credo che il fatto che il suo garante fosse uno come Silvio Ferrari - vecchio comunista, ma persona perbene e onesta intellettualmente se ce n’è una, come ha dimostrato lo scorso anno con il coraggio di ricordare le foibe il 25 aprile a Santa Margherita Ligure, chiamato da un sindaco non ortodosso come Roberto De Marchi - gli abbia garantito fin dall’inizio un credito notevole.
E, del resto, la forza tranquilla del successo di Doria - che non è fatto solo di nichivendola e dongalli, di Sel e di centri sociali, ma anche del trionfo nei salotti borghesi di Castelletto e di Albaro, di Carignano e di Quinto, di Quarto e di Nervi - si poteva già leggere nella sua prima intervista, quella in cui diceva di avere solo avversari e non nemici politici, senza colate di antiberlusconismo viscerale, tipiche invece di tanti «moderati» del Pd e di tanti cattocomunisti che correvano sotto le insegne di Roberta Pinotti. Così come nella testimonianza di chi è stato al suo fianco nel parlamentino di circoscrizione di Albaro, anche come avversario, che ne parla come di una persona di grande umanità e correttezza. E tutto questo va detto con molta onestà, anche da chi, come me, sul programma e sulle cose, sta dalla parte diametralmente opposta a quella di Doria.
Eppure, vi racconto un retroscena, in questo articolo che vuole essere la prima tappa di un viaggio attraverso la ricerca di un candidato sindaco del centrodestra che possa espugnare Palazzo Tursi dopo 22 (ventidue!) anni. Pensate che l’ultimo sindaco moderato fu Cesare Campart, alla guida di un pentapartito fra il 13 ottobre 1985 e il 2 agosto 1990, che peraltro si trovò in eredità dieci anni non esaltanti di giunte Cerofolini. Poi sono venuti Romano Merlo, Claudio Burlando, il reggente Alfio Lamanna, il commissario prefettizio Vittorio Stelo, Adriano Sansa, Beppe Pericu e Marta Vincenzi. Insomma, i moderati e Tursi da ventidue anni a questa parte sono due strade parallele, che non si incontrano mai.
Il retroscena di cui vi accennavo è relativo a decine e decine di colloqui con rappresentanti istituzionali del centrodestra che, ogni volta che li ho incontrati in questi mesi, e ogni volta che ho detto loro che a mio parere Doria era favorito alle primarie - così come ho sempre detto, anche alla radio e in televisione - mi hanno riservato sguardi di commiserazione e di sufficienza come quelli che si regalano a chi non capisce nulla di politica. Non hanno chiamato il 118 per farmi venire a prendere dagli infermieri solo perchè, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di amici personali.


Per la cronaca, però, sono gli stessi che nemmeno oggi hanno designato il candidato sindaco moderato, anche se ora le primarie sono state celebrate, l’avversario è noto e, soprattutto, si può pensare di vincere. Aspettiamo domani.
(1-continua)

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