Una vera riforma della scuola contro ogni luogocomunismo

Continuiamo anche oggi il racconto della scuola visto dallo straordinario osservatorio delle nostre pagine del Giornale di Genova e della Liguria. Capire la scuola di oggi significa provare a capire il nostro futuro, sperare di regalarne uno ai nostri figli. Soprattutto a quelli raccontati nei giorni scorsi in una lettera alla Stampa, in risposta a un intervento del prof-scrittore Alessandro D’Avenia, da S.B. un professore degli istituti tecnici che si autodefinisce «di serie B», raccontando tutto il suo sconforto per non riuscire ad interessare il 70 per cento dei suoi studenti, abulici, svogliati e assolutamente indifferenti anche di fronte alla più creativa delle lezioni. «Morti dentro», dice S.B. ed è un fermo immagine su un modo d’essere.
Ecco, il nostro viaggio è dedicato anche a questi ragazzi. Ma soprattutto ai tanti S.B, eroi quotidiani che ci provano. E mi piace iniziarlo con tre piccoli flash, genovesi o quasi, che raccontano meglio di tante parole il fallimento di un modello educativo dove tutti avrebbero dovuto essere laureati, solo in base all’ideologia e non alle passioni.
Parto dall’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono - che ligure non è, ma è il primo manager dell’industria ligure, con cinque realtà produttive alla Spezia, al Muggiano; a Riva Trigoso; a Sestri Ponente; alla direzione navi militari di via Cipro alla Foce e al centro studi Cetena - che lo scorso anno, a Parigi, al Salone internazionale della Difesa, ci spiegò: «Vedete, ci vorrebbe ancora il vecchio avviamento. Ci sono ragazzi che, se formati adeguatamente, potrebbero fare lavori d’eccellenza, molto ben pagati, anziché continuare ad andare per forza alle superiori senza crederci». Ed era, come spesso succede a Bono, una posizione veramente riformista, politicamente scorretta, scomodissima e capace di provocargli guai.
Però, posso dirlo? Al di là di ogni demagogia e di ogni finto egualitarismo è la mia posizione. È bellissimo che il figlio del camallo domani sia dottore, ma sarebbe altrettanto bello se il figlio del dottore che non ha voglia di studiare facesse il camallo specializzato, anziché stare a pascolare a scuola senza voglia, arte, né parte.

Fra l’altro - e mi fa davvero piacere poterlo scrivere - con la gestione attuale della Compagnia Unica da parte del console Antonio Benvenuti, che è sì di Lotta Comunista, ma fa discorsi liberali che non sento da tanti sedicenti liberali della domenica, entrambe le situazioni sono felicemente possibili. (...)

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