La vera star di «Tradimenti» è Benigni, non sua moglie

La vera star di «Tradimenti» è Benigni, non sua moglie

Pièce difficilissima e ad alto rischio «Tradimenti» (Betrayal) di Pinter, testo che è un inganno continuo, pure per gli interpreti, che han da calibrare fiati, respiri ed ogni minimo cenno gestuale. Scritta dal drammaturgo inglese nel 1978 la commedia mette in scena una sua vicenda personale pregna di menzogne, ipocrisie, falsità, così come l'accettazione di esse. Le menzogne sono accettate e perpetrate a tutti i livelli sia nei rapporti personali che in quelli professionali. I protagonisti, due uomini e una donna, affrontano in modo diverso il ricordo del passato e questo si concretizza in un gioco divertito fra i due sessi. La regia di Andrea Renzi, molto fedele al testo, ne accentua il tono inglese, usando la scenografia di Lino Fiorito che ben rispetta l'economia verbale del dramma: due schermi, scientemente sghembi, ospitano retroproiezioni ora mimetiche ora ai limiti dell'astrazione. Lo spazio è largo, indefinito, dal sapore quasi metafisico, anche quando le fotografie che lo colmano di colore paiono raffigurazioni realistiche, per sfumare lente in chiazze cromatiche d'indubbia suggestione ed i tre protagonisti restano molto fermi nella loro esposizione del concetto, sempre così a metà strada fra l'amarezza ed il contenimento, con alcune punte di humour. Ma veniamo agli interpreti. È ormai con una certa consuetudine che attori resi celebri da schermi piccoli e grandi, per motivi più o meno sinceri, più o meno dichiarati, decidano di saggiare i legni del palcoscenico, «tornando», come si suol dire in tali circostanze, al teatro, «vecchio amore mai tramontato». E così anche Nicoletta Braschi è caduta nella trappola non presentando certamente nel ruolo di Emma la parte più smagliante di sé. Recitazione timida e monocorde come quella dei suoi colleghi Enrico Ianniello e Tony Laudario. Il successo di pubblico però c'è stato ugualmente la sera della prima, ma ahimè la prima donna celebrata non era la Braschi, bensì il noto consorte Roberto Benigni. Arrivato in sala all'ultimo momento è stato poi letteralmente accerchiato dal pubblico delirante alla fine dello spettacolo.

Signore impellicciate hanno perso l’aplomb tirando fuori dalle borse telefonini per immortalare il Premio Oscar e cercare penna e foglio per un autografo. Lui non smentendo la sua consueta voglia di scherzare ha detto con candore: «Sono venuto qui da Firenze per curiosità, ma non conosco nessuno degli interpeti».

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