La vera storia della fiducia tradita

La vera storia della fiducia tradita

(...) un ragazzo a cui avevamo offerto un’occasione.
Ma il punto è tutt’altro. Professionalmente, è assolutamente (e ovviamente) inaccettabile. Facendo scrivere la lettera, Guzzardi ha tradito la fiducia che avevamo riposto in lui. E, soprattutto, ha tradito tutti voi. Per questo motivo non può più far parte della famiglia del Giornale. Non ne è più degno.
Vi racconto tutto questo ovviamente amareggiatissimo. Il primo ad essere stato truffato - truffato della verità, innanzitutto - sono stato io. E con me tutta la redazione genovese del Giornale, a partire da Diego Pistacchi. Che ci ha messo la faccia e la firma, convinto (come tutti noi) che il volantino fosse autentico. Tanto che il Giornale sta già valutando con i suoi avvocati se costituirsi in giudizio nei suoi confronti, proprio per aver tradito il patto di fiducia che abbiamo con i nostri lettori.
Ma, proprio perché siamo abituati alla trasparenza totale, vi racconto che sono stato proprio io, ieri mattina, a chiamare Orietta Bonanni, caporedattore dell’Ansa, per informarla dell’esito delle indagini e per chiederle di comunicarle al mondo. Così come mi ha fatto assolutamente piacere che la Polizia e la Digos in particolare ci abbiano rassicurato sulla circostanza che abbiamo fatto la cosa giusta, da cittadini modello, quali pensiamo di essere e quali pensiamo che siano tutti gli uomini e le donne della famiglia del Giornale. Fino a prova contraria che, ovviamente, sanzioniamo immediatamente, come in questa circostanza.
Abbiamo ritrovato il volantino, l’abbiamo denunciato a chi di dovere, abbiamo dato la notizia, senza enfatizzarla, ma senza nemmeno nasconderla. Il manuale di quel che si deve fare in una circostanza simile.
Insomma, anche stavolta, ex malo bonum. Persino dalla pessima notizia del tradimento della nostra (e della vostra) fiducia, esce l’immagine di una redazione che è una casa di vetro e, soprattutto, che - come ci hanno spiegato gli agenti, cosa che riteniamo un onore, perchè abbiamo fiducia nelle Forze dell’Ordine e pensiamo siano sane nel loro Dna - ci siamo comportati nel modo migliore a nostra disposizione. Come meglio non avremmo potuto. E, credetemi, in un momento di amarezza come questo, il riconoscimento della Polizia lo ritengo una medaglia al valore. Così come ritengo una medaglia il fatto che abbiamo offerto la massima collaborazione agli inquirenti, dando il nostro contributo. In nome della verità, non di una verità. Che magari ci avrebbe fatto più piacere. Ma che non era la verità.
L’altro aspetto assolutamente positivo che emerge da questa storia un po’ triste, è la solidarietà dei colleghi e della città. Giustamente Diego Pistacchi, nei giorni scorsi, ha tirato le orecchie per i ritardi che hanno portato organismi e testate nazionali, dal presidente dell’Ordine Lorenzo Del Boca al direttore del Tg de La7 Antonello Piroso, ad intervenire prima di quelli locali. Ma le lettere di Attilio Lugli e di Marcello Zinola di ieri dimostrano che, quando ci sono in ballo questioni importanti, remiamo tutti dalla stessa parte. E fanno passare in secondo piano qualsiasi questione di calendario.
Allo stesso modo, ringrazio tutti coloro che sono intervenuti in questi giorni, dai parlamentari Michele Scandroglio, Roberto Cassinelli, Sandro Biasotti, Enrico Musso, al sindaco di Genova Marta Vincenzi, al presidente della Regione Claudio Burlando e alle decine di consiglieri regionali, provinciali comunali e municipali del Pdl che hanno voluto esserci vicino. Fino, soprattutto, alle centinaia di lettori che hanno testimoniato con lettere, fax, mail e telefonate la loro vicinanza al Giornale e alla nostra redazione.
Ecco, con un popolo così, con una famiglia così, non c’è lettera anonima che tenga. Siete più forti di ogni minaccia.

Siete quello che, tutti i giorni, ci dà la forza di andare avanti.
Lo pensavo quando ritenevo che la lettera fosse vera. Lo penso allo stesso modo oggi. Ex malo bonum, appunto. Con lettori come voi, il lieto fine c’è sempre.

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