La solita gioventù «bruciata» o quanto meno annoiata, schiava delle mode e ammaliata dai cattivi modelli in stile reality show? Nient'affatto: una ricerca Gfk Eurisko scatta una fotografia alternativa dei ragazzi italiani. Idealisti e romantici, ma senza dimenticare di essere molto molto concreti quando è in gioco il loro futuro.
L'indagine, commissionata da Ciba Vision, è focalizzata in particolare sul senso della libertà per i «teens». Chi s'aspettava che il concetto di libertà per i ragazzi d'oggi si traducesse nel desiderio di andare per forza controcorrente, di contrapporsi cioè con tutti i mezzi tutto quello che appartiene al «mondo degli adulti», non può che rimanere sorpreso. Per il 58% degli intervistati (600 giovani tra i 14 e i 20 anni), esser «liberi» vuol dire poter fare le scelte che contano, scegliere la scuola o l'università a cui iscriversi in vista del domani. Esseri liberi di seguire le proprie passioni, non per questo trasgredire «a prescindere», anzi nel rispetto dei limiti: poco più di un ragazzo su dieci intende la libertà come fare semplicemente «ciò che si vuole», mentre circa per il 15 cento sostiene che la libertà sia «essere diversi dalla massa».
Il significato che i teenager attribuiscono alla libertà sta innanzitutto nel legame con la natura e nel contatto con essa, nei momenti di condivisione con il gruppo dei coetanei ma anche in occasioni più solitarie e contemplative. Gli adolescenti desiderano un ritorno alle origini, pure nelle metropoli che vogliono offrire loro tutto non riescono a regalare loro quel senso di libertà che solo una spiaggia, le montagne o distese di verde permettono di raggiungere. Il mare viene associato al senso di libertà dal 57 per cento del campione superando di gran lunga gli spazi virtuali di internet o le possibilità di comunicazione consentite dal telefono cellulare. Altro «mito» che cade: altro che freddi «tecnofili», i giovani dicono di apprezzare tramonti e paesaggi suggestivi. Non è forse un caso che, al cinema, i film-simbolo della libertà diventano «Alice nel paese delle meraviglie» e la pellicola ambientalista «Into the wild», seguiti da classici come «Braveheart» e «L'attimo fuggente».
Anche i personaggi riconosciuti vicini al valore della libertà sono simboli di pace, di semplicità e di altruismo. Si tratta in primis di personalità internazionali quali Nelson Mandela e Barack Obama. Ma spunta pure l'eterna rockstar Vasco Rossi, visto ancora come ribelle e provocatore dalla generazione degli anni Novanta.
Nella vita di tutti i giorni c'è la paura della recessione e della disoccupazione (per la metà dei ragazzi interpellati). Il futuro però non fa necessariamente paura: se oggi il 60 per cento si sente già «libero», aumentano al 76 per cento quelli che credono che la propria vita sarà più libera in futuro. Fondamentale, a questo scopo, resta la realizzazione individuale nel poter svolgere «il lavoro che piace» (63%).
Infine il risvolto pragmatico della medaglia: ci si sente liberi stando con gli amici (64%), facendo sport (35%) oppure curando il proprio aspetto fisico (32%). Ecco risolto perfino il dilemma occhiali da vista «vs» lenti a contatto. Con tanti saluti ai «quattrocchi» di successo alla Arisa, affrancarsi da una montatura sul naso è vista come una piccola «liberazione». Sette ragazzi su dieci, qualora avesse problemi di vista, preferirebbe le «lentine». Il motivo? «Vedere il mondo a 360°, senza filtri e con più libertà di movimento», ammettono. E qui c'è altro lavoro per gli studiosi di una generazione che ama dipingersi come romantica e sognatrice, eppure in versione 2.0 naturalmente.
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