da Milano
«Non vorrei che questa sentenza fosse un modo per attaccare la legge voluta e approvata nel 2006 dalla Casa delle libertà in materia di autodifesa».
Gaetano Pecorella, avvocato, ex presidente della Commissione giustizia alla Camera e oggi parlamentare, strabuzza gli occhi di fronte al verdetto del giudice di Palermo.
«Una sentenza davvero incomprensibile», spiega il giurista. Un eufemismo per non dire assurda.
Come può una vittima essere messa quasi sulle stesso piano del proprio aguzzino? «La normativa, approvata dal governo Berlusconi, del resto è chiara: «Chi usa unarma contro il soggetto che ha violato il proprio domicilio per difendere la propria o altrui incolumità oppure i propri o altrui beni, non è punibile». Il che tradotto significa: si può anche sparare a un rapinatore che ti entra in casa.
«Ma del resto - spiega Pecorella, anche la vecchia legge consentiva un certo margine dazione - a patto che la difesa non fosse sproporzionata alloffesa.Il ricorso allautodifesa, era già previsto, seppur in maniera più restrittiva»
Il sindaco di San Giuseppe Jato condannato a due anni e mezzo per eccesso colposo di legittima difesa stando a Pecorella «avrebbe dovuto essere assolto». Perché il fatto non sussiste.
«Insomma - chiarisce Pecorella -. La vittima si trovava allinterno del suo garage, proprietà privata dunque, venne malmenata, minacciata con una pistola e rapinata. Alla fine reagì tentando di bloccare i banditi sparando contro la loro auto e ferendone uno. Non vedo il reato. Tanto più nel momento il cui sappiamo che il malvivente in questione è già stato condannato a cinque anni per quellazione. È quindi assodato che si sia trattato proprio di una rapina».
Strano paese il nostro.
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