Luisa Miller (1849) di Giuseppe Verdi, in scena a Milano al Teatro alla Scala da oggi al 23 giugno 2012, è opera poco rappresentata. Sospesa tra passato e futur, alle spalle ha Macbeth, capolavoro a sé; davanti Rigoletto, Trovatore, Traviata e tutto il resto. In Luisa Miller Verdi parla già la sua lingua. I recitativi sono più espressivi e integrati allorchestra, i personaggi ridotti di numero a favore dellapprofondimento psicologico, in orchestra nulla è lasciato al caso. Ovunque regna quella malinconia che era di Mazzini e del mazziniano Verdi.
Sul podio del Piermarini ci sarà Gianandrea Noseda, direttore musicale a Torino e debuttante alla Scala operistica. Il regista è Mario Martone, direttore del Teatro Stabile della stessa città. Martone abdica al rapporto scena platea del recente dittico Cavalleria-Pagliacci, invita i cantanti in proscenio, attorno al cuore costituito dallorchestra. Il cineasta misura la spazialità, il drammaturgo corteggia i tragici greci, lintellettuale Freud.
Il Verdi più mazziniano per Noseda e Martone
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