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«Il vero problema non è la flessibilità ma la crescita»

L’economista Jean-Paul Fitoussi: « È inutile una riforma del mercato del lavoro se non si aumentano anche i salari reali»

da Parigi

«Il problema non è la flessibilità, ma la crescita», ci dice l'economista francese Jean-Paul Fitoussi, docente all'Istituto studi politici di Parigi e presidente dell'Osservatorio francese della crescita economica (Ofce).
Chirac e Villepin hanno annunciato il ritiro della legge sul Cpe. È stata una crisi inutile?
«Non è stata inutile perchè le vicende e le polemiche di questi ultimi mesi hanno fatto prendere coscienza all'opinione pubblica delle dimensioni del problema della disoccupazione giovanile».
Dunque si può guardare al futuro con un relativo ottimismo?
«Oggi la Francia ha capito l'importanza del dialogo. Tutti - dal governo ai sindacati passando per gli imprenditori - discutono di come si possa immaginare un rapporto di lavoro capace di garantire al tempo stesso flessibilità e sicurezza sociale».
Le principali confederazioni sindacali sono disposte ad avviare un serio e concreto negoziato sul terreno del lavoro?
«Lo scontro è stato certamente aspro, ma i sindacati non hanno mai smesso di sollecitare il negoziato sui problemi del lavoro. Inoltre penso che la società francese nel suo complesso stia traendo oggi le lezioni della recente esperienza e di tutte queste polemiche».
Quali lezioni?
«È già cominciata una riflessione sul modo in cui riformare il mercato del lavoro e su cui combattere la disoccupazione giovanile. Probabilmente ci saranno novità nel giro di un anno».
Però oggi il governo è in difficoltà ...
«Non è in difficoltà a proposito dell'idea del negoziato con le parti sociali, che viene finalmente accolta. È in difficoltà per problemi connessi col funzionamento delle istituzioni francesi. Parliamoci chiaro: il fatto che due candidati potenziali alla presidenza della Repubblica convivano in uno stesso governo - rispettivamente come primo ministro e come ministro dell'Interno - costituisce oggettivamente un punto debole per la compagine ministeriale».
Oggi le statistiche ufficiali dicono che il tasso di disoccupazione in Francia è del 9,5%...
«Queste cifre sono affidabili, ma in Europa - e non solo in Francia - la disoccupazione reale è superiore ai dati ufficiali per il fatto che gli ammortizzatori sociali attenuano la gravità della situazione. Se si vuole avere un quadro complessivo bisogna tener conto di tutto: occupati, disoccupati ufficiali, lavoratori part-time, titolari di un contratto di formazione professionale, stagisti, precari e così via».
La mancanza di flessibilità del lavoro è oggi un problema fondamentale per i nostri Paesi?
«Il vero problema è un altro: l'insufficienza della crescita economica, conseguente all'insufficiente crescita della domanda interna».
E allora?
«Bisogna smettere di considerare con preoccupazione ogni aumento salariale. In Francia i salari reali ristagnano da un quarto di secolo e il risultato è che la gente esita a consumare, danneggiando così la crescita.

La flessibilità non risolve nulla se non c'è la crescita delle imprese e se la domanda interna non riesce a risollevarsi».

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