«Il vero Schumacher non ci avrebbe lasciato Questo è il gemello»

nostro inviato a Maranello

Fiocchi di neve fuori, scintillanti alberi di Natale ai quattro angoli e in mezzo lei, suprema delusione dell’anno di disgrazia 2009: la Ferrari F60. Se ne sta incuneata fra i tavoli imbanditi di una cena natalizia che sa di ultima cena tanto l’annata è andata storta in pista e fuori. Perché ha deluso lei e ha deluso lui, nel senso di Schumi, fenomeno assurto a icona del credo Ferrari e piombato d’un tratto nei panni stonati di Giuda motoristico. Schumi che solo pochi mesi fa giurava amore eterno, Schumi ora pronto a correre per i rivali di sempre: la Mercedes.
Luca di Montezemolo, presidente della Rossa, presidente della Fiat, presidente uscente dell’associazione dei team, è una trinità motoristica che fatica a gestire la sovrapposizione di delusioni. Quei lontani anni d’astinenza da vittorie («mi ricordo quando arrivai qui nel 1992 e chiesi chi avesse progettato la monoposto e ogni capo guardava l’altro quasi si vergognasse...») gli hanno insegnato come affrontare la mancanza di successi e soddisfazioni, ma non il perfido dispiacere di un figlio che apre la porta e va via. Un figlio che a metà cena il presidente prova anche a chiamare e però «non risponde, sarà già a letto» sorride. Non sapremo mai se di vera telefonata si è trattato o di un modo per scherzarci su. Nessuno glielo domanda perché in fondo non importa, perché il figlio se n’è andato e comunque vada la favola è finita, la famiglia non sarà più come prima. «E io toglierò le foto di Michael» scherza e forse non scherza e proprio non si capisce il vice presidente della Rossa, Piero Ferrari. Il figlio del Drake è seduto al centro dell’altro lato proprio sotto la gigantografia del padre e non sai chi sia l’uno e chi l’altro tanto sono uguali.
È a questo punto che Montezemolo sfodera la metafora che lo aiuterà a bacchettare Schumacher senza bacchettarlo, a dire senza dirlo che, sì, Michael ci ha profondamente deluso. «Pensare che lo Schumi vero, non il gemello che andrà a correre per la Mercedes e a fare il testimonial (ma potrà essere credibile dopo 15 anni spesi a promuovere i nostri modelli?), ci aveva detto e ripetuto che sarebbe rimasto a vita con noi. Perché quello vero è uno coerente... Anche ad Abu Dhabi, in occasione dell’ultimo Gran premio, aveva tranquillizzato tutti... D’altra parte, la Ferrari al gemello di Michael non poteva proprio offrire nulla... La terza auto non c’è. Però quello vero resterà sempre nei nostri cuori... E ci farà effetto vedere il gemello indossare una tuta con altri colori».
Il direttore della gestione sportiva, Stefano Domenicali, siede al centro del terzo lato della grande tavolata, proprio di fronte al musetto attapirato e colpevole della F60. Montezemolo osserva il gran capo della scuderia e abbandona Schumi e i molti affondi sulla F1 in crisi, per rendergli merito: «Domenicali, quanto tempo fa mi aveva detto di Alonso?», «Tre anni fa...»; «e io che cose le risposi?», «Di far di tutto per portarlo a Maranello...». E il di tutto è stato fatto, anticipando i tempi sulla data prevista del 2011 rivelerà il presidente: «Perché è incredibile, noi avevamo Raikkonen, campione del mondo, poi nel 2008 lui ha messo in pista il suo gemello... un altro...». Come a dire che pure Kimi non è stato più Kimi, «anche se è un grande pilota, ha dato molto, ha vinto l’unica gara di quest’anno» e lo sguardo infastidito del presidente ricade di nuovo su di lei, la colpevole, la povera F60 più che ferma in mezzo alla tavolata ormai disperatamente accasciata. «Però noi avevamo bisogno di un pilota che facesse squadra, che si integrasse con i ragazzi del team... Era così Niki Lauda, era così Michael - sottinteso quello vero - e sono così Alonso e Massa».
Tornare a Schumi è un attimo: «Penso che il gemello resti fra i piloti più forti del mondo, potrà far bene, è molto preparato anche se in F1 c’è differenza fra chi ha 35 anni e chi 41; ma riuscirà ad essere molto vicino all’originale... E dire che gli ho fatto tornare io la voglia di correre in F1, io gli ho parlato e lui è andato a dirlo al gemello». Perché il Michael vero non fa queste cose, «quello vero ha sempre giurato amore eterno alla Ferrari; l’aveva ribadito anche a Monza, a settembre.

Quando gli ho fatto tornare la voglia? È successo dopo l’incidente di Massa: lo chiamai e sul momento mi rispose di “no” per poi aggiungere “ma se vuoi che lo faccia...”. Ci siamo sentiti anche ieri... Come sta il gemello gli ho domandato, “sta bene” mi ha risposto, “sta bene”...». Purtroppo.

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