Il vero timore del Cavaliere: finiani pronti a usare lo scandalo per lanciare un nuovo attacco

RELAX Weekend ad Arcore dedicato «a fare il nonno» Ma adesso lo attende un’altra settimana di fuoco

RomaSceglie il silenzio, Silvio Berlusconi, e si ritaglia una domenica di riposo in quel di Arcore, prima di rituffarsi nelle beghe politiche romane questa sera. Il Cavaliere passa il fine settimana in famiglia, con figli e nipoti, a «fare il nonno», deciso a non dare troppo spago agli ultimi fronti aperti. Il primo è l’affaire Scajola, ministro di peso finito nel tritacarne mediatico per l’acquisto di un appartamento vista Colosseo; il secondo è il caso Bocchino, anche ieri immancabilmente presente in tv e sulle agenzie di stampa a graffiare il premier e leader del suo partito. Capitoli intrecciati, questi, visto che i finiani potrebbero prendere spunto dalle ultime grane che hanno coinvolto il ministro per le Attività produttive per fare il controcanto sui temi sensibili della giustizia e della legalità. Non a caso il sito Generazione Italia, «aggregatore» vicino al presidente della Camera, s’è affrettato a esprime «solidarietà» al ministro ma con molti puntini sulle «i». «Scajola dimostrerà la sua estraneità ma - si legge sul web - a questo punto il governo, per rilanciare la sua immagine, deve accelerare l’iter del ddl anticorruzione, che sarebbe stato approvato il primo marzo scorso». Il timore, quindi, è che l’immagine dell’esecutivo e della maggioranza venga indebolita, dando per di più alla minoranza finiana l’occasione di sventolare la bandiera della legalità, trovando sponda nell’opposizione più giustizialista. Tutto ciò nonostante il ministro Scajola non sia nemmeno indagato.
Berlusconi, che ha già chiesto al governo di fare quadrato attorno al titolare delle Attività produttive spazzando via qualsiasi ipotesi di dimissioni, spera che anche su questa vicenda si faccia chiarezza il più presto possibile. Sarebbe il miglior modo per rompere la tenaglia che si sta stringendo, come sempre, attorno alla sua persona. Attaccano i miei uomini per colpire me, è il ragionamento del Cavaliere, irritato però che si sia potuto lasciare il fianco scoperto a sospetti e illazioni. Equivoci, per il presidente del Consiglio, che potrebbero contribuire a creare una sorta di santa alleanza tra toghe e frondisti: le prime, galvanizzate da nuovi tifosi marcati Pdl; i secondi attendisti, in vista di nuove bordate da parte di qualche procura politicizzata. Ecco perché, nell’attesa che lo stesso ministro si presenti dai magistrati a raccontare la sua versione dei fatti (forse già in settimana), il premier sceglie la linea del silenzio.
Ma quello che più teme il premier è che le opposizioni, parlamentari e mediatiche, possano trovare linfa nuova nei distinguo delle truppe finiane più radicali. Un esponente delle quali, Italo Bocchino, continua nella strategia del logoramento. Anche ieri al Cavaliere non hanno fatto piacere le ultime accuse dell’ormai ex vicecapogruppo vicario alla Camera e, lette le agenzie di stampa, s’è infastidito non poco. Tuttavia, il presidente del Consiglio ha deciso di non rispondere, considerando chiusa la pratica Bocchino e ritenendo il deputato un semplice onorevole che rema contro. Esasperato dall’opposizione interna, Berlusconi resta però speranzoso che sui più importanti provvedimenti i finiani non si mettano completamente di traverso perché poi toccherebbe loro assumersi la responsabilità di aver spaccato tutto.

La minaccia di resettare governo e maggioranza e chiedere di tornare a dare la parola al popolo sovrano resta. Sullo sfondo, ma resta. Un rischio, questo, che neppure Fini vuol correre, specie restando in vigore l’attuale legge elettorale. E il Cavaliere lo sa bene.

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