Cronaca locale

«Veronesi candidato? No, troppi affari»

Nel documento chiamati in causa i rapporti tra l’oncologo, la sua fondazione e importanti investitori del mondo politico, imprenditoriale, bancario e finanziario attraverso le società Genextra e Congenia

Gianandrea Zagato

E adesso contro Umberto Veronesi scendono in campo europarlamentari, consiglieri regionali e comunali del centrosinistra. Con un lungo documento spiegano che la candidatura del professore a sindaco di Milano non va. E per farlo mettono on line gli «affari» di Veronesi in Genextra, l’holding che lavora al progetto per allungare la vita umana.
L’oncologo di fama internazionale «non può essere il nostro candidato sindaco»: tutta colpa sostengono dei legami d’affari del professore, «incompatibilità che appare evidente rispetto alla trasversalità di poteri e di compromissioni col mondo degli affari». Come dire: se è indiscutibile il valore professionale dello scienziato non si può dire altrettanto della sua «abilità d’uomo d’affari». Segue l’invito al Cantiere dell’Unione di «respingere la candidatura pena, altrimenti, la disgregazione, prima o poi, delle forze del Cantiere». Replay di quanto accadde alle comunali di Venezia, «perché non potrebbe ripetersi a Milano?».
Domandina che non ha però bisogno di risposta, secondo i firmatari del documento anti-Veronesi, quelli che non hanno dubbi sul suo appeal elettorale-mediatico «col sorriso da dottore buono ma tosto» e sulla sua capacità di fare miracoli. Anzi, applaudono ottanta e passa primavere spese «con stile e leggerezza» dallo scienziato ma denunciano senza pietà gli «agganci giusti» dell’oncologo incapace di spezzare «i legami d’affari con personaggi che con il centrosinistra hanno poco o nulla da spartire». Legami che stonano con «la speranza» post-Albertini «di vivere in una Milano moderna, democratica e europea».
Ma vediamo, allora, quali sono questi «affari» di troppo. L’indirizzo incriminato è al civico 4 di piazzetta Bossi. Lì a due passi da Palazzo Marino ha sede Genextra, costituita il 19 settembre 2003 con capitale di 20 milioni e 846mila euro: spa che ha come mission di investire in «start up in ambito farmacogenomico e biotecnologico». Veronesi ha un ruolo chiave nella società di cui è presidente del consiglio d’amministrazione e tramite la «Fondazione Umberto Veronesi» ne detiene il 4,55 per cento del capitale. Il resto del capitale - e questo è l’atto d’accusa formulato da parte del centrosinistra e della società civile - se lo dividono la srl F.elix ovvero il finanziere Francesco Micheli (amministratore delegato) con i suoi figli e altri investitori, da Interbanca a Banca Intesa da Pirelli labs alla finanziaria Tosinvest. Grossi nomi - «Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo, Marco Tronchetti Provera, Salvatore Ligresti e Emilio Gnutti» - che si aggregano anche intorno a Congenia, la prima delle iniziative scientifiche del duo Micheli-Veronesi: società che ha il brevetto per studiare la sostanza che intervenendo sul p66, il gene della vecchiaia, cercherà di ritardarne i meccanismi.
«Soliti nomi che rendono evidente come la vicenda Genextra-Congenia - società finalizzate per statuto a trasformare in profitti i risultati della ricerca scientifica - risulti poco confacente all’immagine di Veronesi sindaco-scienziato super partes» chiosano i firmatari del documento, da Mario Agostinelli a Giovanni Colombo, da Emilio Molinari a Vittorio Agnoletto, da Luigi Vinci a Basilio Rizzo. Tutti in prima fila a rivelare un altro aspetto non secondario: lo sbarco in Borsa di Genextra non appena le condizioni di mercato lo consentiranno ossia nel 2006, in contemporanea con le elezioni per conquistare il Comune di Milano.
Non finisce però qui l’atto d’accusa contro Veronesi. Oltre al salotto buono di Genextra c’è anche il suo legame con Salvatore Ligresti definito «suo grande sponsor». L’imprenditore siciliano «re dell’edilizia ai tempi di Tangentopoli, vicino alla famiglia di Ignazio La Russa (il cui figlio Geronimo fa parte del cda della finanziaria Premafin che controlla il gruppo Ligestri) è proprietario di vasti terreni agricoli all’interno del Parco Agricolo Milano Sud, nei pressi dell’Istituto Europeo di Oncologia che recentemente ha presentato in Regione il progetto di un centro di ricerca biomedica avanzata (Cerba). Il progetto prevede l’utilizzo dei terreni di Ligresti, previa variazione di destinazione d’uso che avverrebbe con facilità». Annotazione di Alberto Biraghi sul sito «progettoincomune» ovvero lo spazio riservato ai consiglieri comunali d’opposizione. Virgolettato che precede l’invito all’Unione di non candidare Veronesi pure «se fa bene il suo mestiere» perché «Milano deve avere la possibilità di scegliere». E Veronesi «non è il candidato giusto».

Questione di affari.

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