Vertice sulla Tbc in Mozambico per nuove ricerche

Oltre due miliardi di persone, pari ad un terzo della popolazione mondiale sono affette dalla tubercolosi (Tbc), secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel mondo ogni anno si registrano oltre 9 milioni di nuovi contagi, con 2 milioni di morti, di cui 500 mila solo in Africa. Cifre allarmanti che hanno spinto il Novartis Institute for Tropical Diseases (Nitd) a riunire per quattro giorni, in un simposio in Mozambico ricercatori ed esperti di Tbc da tutto il mondo, per trovare soluzioni alle sfide emergenti della malattia. In primo piano la minaccia dei nuovi ceppi resistenti al multi-trattamento, la riduzione dei tempi di terapia e l’accelerazione nello sviluppo dei target da utilizzare per scoprire nuovi farmaci. La tubercolosi multiresistente ai farmaci di prima linea (Mdr-Tb) ogni anno colpisce oltre 400 mila pazienti. Tre le cause principali: gli investimenti insufficienti nel controllo della Tbc di base, la bassa aderenza alla terapia e la trasmissione di ceppi farmaco-resistenti. La sua incidenza è in aumento e per l’Oms almeno il 20 per cento di tutti i casi registrati tra i focolai di Tbc, è stato causato proprio da questa forma di tubercolosi. Non fosse sufficiente questo scenario preoccupante, nel 2006 è stata segnalata, in tutte le regioni del mondo, la forma di tubercolosi resistente a quasi tutti i farmaci sia di prima sia di seconda linea (Xdr-Tb), più aggressiva e ancora più difficile da trattare, classificata dall’Oms come «grave minaccia emergente» per la salute pubblica, soprattutto, ma non in modo esclusivo, nei Paesi con un’elevata prevalenza di virus Hiv (il responsabile dell’Aids). Inoltre è da più di 30 anni che non vengono sviluppati nuovi farmaci per questa malattia e la cura antitubercolare oggi disponibile è lunga ed articolata. «Uno dei maggiori problemi nella Tbc è il tempo necessario per trattare la malattia», sottolinea Paul Herrling, direttore della ricerca corporate di Novartis e chairman del Nitd. «La durata media dei trattamenti attuali pari a sei mesi rappresenta una sfida per i pazienti africani locali, già gravati dagli ostacoli dati dalle infrastrutture e dall’assistenza sanitaria. Anche solo dimezzare il tempo di trattamento, a tre mesi, sarebbe un grande risultato». Quale strategia?
«Il nostro impegno a lungo termine per ridurre il carico di questa malattia a livello globale rientra negli sforzi di corporate citizenship di Novartis, finalizzati a migliorare l’accesso alle cure nei paesi in via di sviluppo», afferma Paul Herrling. «Collaborare con i partner, fornire l'accesso alla conoscenza e applicare i moderni strumenti di scoperta dei nuovi farmaci alle malattie infettive, ci consente di avvicinarci al raggiungimento dei nostri obiettivi».

I ricercatori del Nitd (primo grande centro di ricerca privato dedicato allo studio delle malattie trascurate, infettive e parassitarie, con sede a Singapore) prevedono di avvalersi della sequenza genomica del micobatterio tubercolare, disponibile da più di cinque anni.

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