Vertici Acea, attesa per il cambiamento

Due mesi dopo l’insediamento di Alemanno in Campidoglio si è cominciato a vedere qualche cambiamento nelle aziende comunali. Per Acea spa, invece, il sindaco si è riservato - prima di decidere - d’incontrare gli azionisti privati: Suez (9%), Caltagirone (3%), Schroeders Inv. Ltd (5%) e Pictet Asset Management (4%). Un approccio dovuto, visto che l’ex-municipalizzata è quotata in borsa, ma senza dimenticare che il maggiore azionista è il Comune di Roma (51%), seguito dagli “investitori indistinti” (28%). Peraltro, i servizi vitali per la popolazione e per le attività produttive (acqua, energia, ambiente e vivibilità urbana), sono gestiti in concessione proprio dall’Acea. Gli azionisti-dipendenti, sentinelle e campanello d’allarme della holding nata dallo “spezzatino” dei servizi tradizionali (oggi core business), hanno fotografato le criticità gestionali e finanziarie e gli errori dei managers succedutisi alla guida della società dal 1999 (anno della vendita del 49% del capitale sociale, a 8,95 euro per azione) fino ai giorni nostri. Poi il flop della joint-venture con la spagnola Telefonica, nata per commercializzare i servizi fissi con Atlanet e i cellulari di quarta generazione (Umts) tramite Ipse 2000, che da opportunità s’è trasformata in un disastro, costato ad Acea SpA milioni di euro. Il crollo a 4 euro del titolo, la decisione di non pagare dividendi ai soci, nel 2003, in presenza d’un buco di bilancio di oltre 150mln di euro. Gli insuccessi inanellati dai managers, posti alla guida della multiutility da Rutelli e Veltroni non si contano più, malgrado i proclami provenienti da piazzale Ostiense, dopo i black-out, le “bollette pazze” e le multe comminate dall’Antitrust e dall’Autorità nazionale dell’Energia e del Gas; dopo le denunce dei cittadini per i quartieri al buio e per i disservizi idrici; dopo i sequestri giudiziari dei depuratori in provincia. Oggi l’azienda è in difficoltà: le centrali elettriche sono controllate da Suez-Electrabel, gli immobili di proprietà sono stati venduti (anche quelli in cui operano le sale di controllo delle reti elettriche, idriche, dei depuratori e i sistemi informatici), il debito consolidato è arrivato a 1 mld e 400 mln di euro, contro 2 mld e 600 mln di ricavi. Presidente, amministratore delegato e altri tre membri sono stati nominati da Veltroni. Si tratta di Fabiano Fabiani, Andrea Mangoni, Dino Pietro Giarda, Luigi Spaventa e Luisa Torchia. L’art. 2449 del nuovo diritto societario assegna tale facoltà al sindaco, ma statuisce anche la potestà di revoca dei consiglieri nominati. Tutti sanno, ma nessuno ne parla, delle sofferenze e delle criticità in cui versano le società del gruppo - infarcite di uomini fedeli alla nomenclatura (ma anche a digiuno delle conoscenze indispensabili per gestire reti e sistemi complessi) - che minano la qualità della vita dei cittadini, ma anche dei tecnici e degli operatori sul terreno. Le perdite considerevoli e le insufficienze dei servizi commerciali rivolti ai cittadini stanno distruggendo l’immagine aziendale: nell’elettrico 30mila romani hanno già scelto un altro gestore. Se, senza dilungarci, partissimo da qui comprenderemmo meglio i rischi che corre la città, rinviando “sine die” le decisioni. Il management commissiona spot pubblicitari sul gas salvo ridimensionare, dopo l’intervento della Consob, le notizie di stampa. Intanto avvia una campagna di distacchi dell’acqua che produce centinaia di denunce dai condomini contro Acea Ato2. A maggio la stessa Ato2 emette 800mila bollette anticipate (a calcolo) sulle utenze idriche e nello stesso tempo imbastisce un’altra campagna pubblicitaria (costosissima) che invita a fornire le letture «per evitare le note dolenti del conguaglio». Insomma, si prendono in giro gli utenti e si sottraggono soldi agli investimenti.

Non intervenire significa penalizzare le imprese e gli utenti per fare cassa, magari per presentarsi al nuovo sindaco di Roma vantandosi del gruzzolo di denari (460 mln) rastrellati raschiando il barile ovvero svuotando le tasche dei romani, e malgrado tutto farla franca.

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