Il vescovo che amava la Turchia e il dialogo

Monsignor Luigi Padovese, 63 anni, accoltellato a morte oggi nella sua abitazione di Iskenderun, era dal 2004 vicario apostolico dell’Anatolia e attuale presidente della Conferenza episcopale turca

Il vescovo che amava la Turchia e il dialogo

Monsignor Luigi Padovese, 63 anni, accoltellato a morte oggi nella sua abitazione di Iskenderun, era dal 2004 vicario apostolico dell’Anatolia e attuale presidente della Conferenza episcopale turca. Nato a Milano il 31 marzo del 1947, il 4 ottobre del 1965 entrò nell’ordine dei frati cappuccini, facendo esattamente tre anni dopo la professione solenne. Il 16 giugno del 1973 fu ordinato sacerdote. È stato professore titolare della cattedra di Patristica alla pontificia Università dell’Antonianum e, fino all’ordinazione a vescovo, è stato per 16 anni direttore dell’Istituto di Spiritualità del medesimo ateneo.

Ha insegnato anche alla Pontificia Università Gregoriana e all’Accademia Alfonsiana. Per dieci anni è stato visitatore del Collegio Orientale di Roma per la Congregazione delle Chiese Orientali, oltre che consulente della Congregazione della Congregazione per le Cause dei Santi. L’11 ottobre del 2004 fu nominato vicario apostolico dell’Anatolia - succedendo a mons. Ruggero Franceschini - e vescovo titolare di Monteverde, consacrato poi a Iskenderun il 7 novembre dello stesso anno. Era molto impegnato nell’ecumenismo e nel dialogo con l’Islam, come anche nel far rivivere le diverse comunità cristiane turche. Proprio ieri aveva incontrato le autorità turche per affrontare i problemi legati alle minoranze cristiane e domani sarebbe andato a Cipro, per incontrare Benedetto XVI, in viaggio sull’isola per pubblicare l’Instrumentum Laboris del Sinodo per le Chiese del Medio Oriente.

Grande il suo amore per il paese in cui esercitava il vicariato apostolico, tanto da pubblicare, insieme a Oriano Granella, una "Guida alla Turchia, I luoghi di San Paolo e delle origini cristiane" (Paoline). Durante il suo ministero dovette affrontare anche i casi delle violenze anti-cristiane, come l’uccisione a Trabzon, il 5 febbraio 2006, del sacerdote romano fidei donum don Andrea Santoro. "Noi perdoniamo chi ha compiuto questo gesto - disse monsignor Padovese nella messa di suffragio per il sacerdote ucciso - non è annientando chi la pensa in modo diverso che si risolvono i conflitti. L’unica strada che si deve percorrere è quella del dialogo, della conoscenza reciproca, della vicinanza e della simpatia.

Ma fintanto che sui canali televisivi e sui giornali assistiamo a programmi che mettono in cattiva luce il cristianesimo e lo mostrano nemico dell’Islam (e viceversa), come possiamo pensare a un clima di pace?". E ancora, riferendosi a don Santoro, aggiunse: "Chi ha voluto cancellare la sua presenza fisica, non sa che ora la sua testimonianza è più forte".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica