Vespisti milanesi, tutti in sella: si parte

Dopo i viaggi-avventura ora anche un club. Con tanto di «evento»: oggi nel primo pomeriggio un bel moto-raduno in corso San Gottardo, a due passi dall’Upim. Piccoli centauri, siete avvisati: sgommate.
Cronache dal pianeta-Vespa, «piccolo e stuzzicante motore a due ruote che non tramonta mai», definisce in coro un gruppo di suoi estimatori. Riti, piazze e miti di un popolo a settanta chilometri l’ora. «Fieri del nostro mezzo, siamo gente alla buona - dice uno della “tribù” -. Non facciamo distinzioni e diamo il benvenuto a chi voglia unirsi a noi». Quale modo migliore, per sentirsi una «famiglia», che posare la prima pietra di un’associazione.
«La comitiva si chiamerà Vespa Club e organizzerà viaggi, escursioni e scampagnate», annuncia Tommaso Colucci, classe ’53, dagli anni Settanta vespista incallito, uno dei pro(motori) dell’operazione. Sede in Ticinese chez Torrefazione Colombia, di cui Tommaso è titolare («per i soci caffè assicurato il giorno dell’inaugurazione e tessera-sconti in seguito», dice). La storia della Vespa azzurra davanti al suo American Bar, la maxi-trasferta nella Liguria delle Cinque Terre, la scoperta all’estero di cugini della moto. Il signor Tommaso è un fiume di ricordi. Poi arriva al dunque con una frenata: «Avete presente il libro-racconto di un viaggio da qui fino ai confini dell’Italia? Bene, uno dei ragazzi di quella spedizione lavorava da queste parti. Così un giorno...». Nicola Ingegnere, 31 anni, grafico pubblicitario, è uno degli autori del libri Il rettilineo è una tortura (Fbe Edizioni), piccola epopea per quattro, da Milano alla Sicilia. Frequentava il succitato bar, nel quartiere, «andavo a mangiare da Tommaso - spiega -. Siamo diventati amici, poi il libro e l’idea di fondare qualcosa». Ovvero, una base nella quale pensare e progettare nuove avventure e, perché no, darsi appuntamento per l’aperitivo. «Il mio sogno - confessa il giovane - è raggiungere Capo Nord». Ventimila chilometri andata e ritorno. Perdinci.
A far parte della combriccola di Nicola e a immaginare il giro del mondo c’è anche Carlo Nahum, 35 anni, rappresentante per conto di una multinazionale, in tempi recenti convertitosi al credo del motorino: «Avevo una Honda di grossa cilindrata, poi ho “abbracciato” il piccolo mezzo. Non è solo locomozione, ma anche uno stile di vita... ». Per l’occasione sociologo, a suo dire i vespisti spiccano per una certa democraticità; variano molto per età anagrafica, dai 20 ai 50 anni, e si spostano a gruppetti, spesso dai nomi fantasiosi: «No tollerans», «Rettilineo», «Santa caos». Sono vere e proprio truppe «gommate».
«Ci troviamo ogni martedì alla fontana del Castello, poi si va a bere qualcosa - racconta Carlo -. Si parla di problemi meccanici, percorsi da fare, del più e del meno. Le ragazze? Be’, direi pochine, in proporzione sono un 20 per cento. Ai raduni praticamente assenti».

A una delle poche motocicliste del genere note in città è stato affibbiato il nomignolo di «Magoo» (come quel mister vecchietto dei cartoon, tanto simpatico quanto sguercio e brontolone, ndr) «Perché mi chiamano così? - fa eco Valeria Galbiati, 32 anni, educatrice (va fiera delle sue Et3 dell’82 e della sua vecchia primavera del ’78) -. Forse perché sono un po’ pasticciona, ma riesco sempre a cavarmela. Perché siamo poche? Boh, forse perché alle ragazze piace essere portate... ».

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